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Ulrike von Ribbeck • regista

"Lavoro di squadra, fiducia e determinazione"

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Ulrike von Ribbeck è nata a Minden (Westfalia) nel 1975. Con il pallino del cinema già in tenera età, si è diplomata in Comunicazione visiva alla Hochschule fuer bildende Kunst di Amburgo, ha diretto alcuni video e frequentato con successo l'Accademia del cinema e della televisione di Berlino (dffb) a partire dal 1999.

I suoi cortometraggi sono stati apprezzati: Am See (2001) è stato proiettato nella sezione Cinéfondation a Cannes nel 2003 e Charlotte (2004) è stato presentato a Berlino nella sezione Prospettive del cinema tedesco e alla Quinzaine des réalisateurs cannense nel 2004. Il suo primo lungometraggio, il dramma familiare Frueher oder Spaeter, che ha sviluppato nel corso della sua partecipazione all'Atelier de la Cinéfondation di Cannes nel 2005, è stato prodotto da Polyphon in coproduzione con ZDF/Das kleine Fernsehspiel e ARTE.

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Basta vedere i suoi cortometraggi per crederle sulla parola quando dice di "amare il cinema fatto di emozioni". Ma quello che c'è da sapere è che lei adora il cinema che trae la sua forza dalla sceneggiatura e dagli interpreti, piuttosto che dalla teatralità della regia. "Ho trovato Match Point [+leggi anche:
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di Woody Allen fantastico - dice - così come The Ice Storm di Ang Lee, Il laureato e Lost in Translation. Amo le storie emozionanti in cui ci sia tensione e che mettano in primo piano i tormenti interiori dei personaggi. Essi si articolano intorno a un racconto, ma il motore primario è il flusso di emozioni. I sentimenti intimi sono la cosa più importante". E aggiunge: "Faccio riferimento alla mia esperienza e la inserisco nella struttura del racconto".

“Le emozioni e i momenti fanno parte dell'immaginazione e della narrazione. Ho letto e studiato la struttura tripartita classica, quella del racconto di eroi (alla Star Wars, per intenderci); conservo metodi di narrazione classica ma adoro il mélange di generi. Naturalmente, mi rifaccio anche al realismo". E visto che il genere "grande pubblico" è vasto, von Ribbeck specifica di "adorare i thriller perché lasciano aperte tante possibilità, come In the Cut di Jane Campion".

E allora, che tipo di regista è? Von Ribbeck cerca di "portare gli attori a mettere il più possibile della loro vita nei loro ruoli. Lavoro per tanto tempo e a stretto contatto con loro, instaurando un clima di fiducia per creare un film corale. Parliamo a lungo dei ruoli e dei personaggi. Discutiamo fino a dare forma ai personaggi, li creiamo insieme".

Quanto alla stesura della sceneggiatura, von Ribbeck dice che "ama lavorare con co-autori. Si parla, si hanno idee nuove, si discute. E' meno solitario. Le idee sono mie ma il lavoro di squadra apre nuove porte, rivela nuove opinioni, amplia l'ispirazione e stimola il confronto. Katharina ha reso questa fase molto costruttiva e collaborerò nuovamente con lei al mio prossimo film".

Ulrike dice di tenere molto anche all'altro suo grande partner: il pubblico. "Bisogna dare agli spettatori - afferma - una prospettiva della vita che prima, forse, non avevano mai immaginato. Amo quando i film restano scolpiti nella memoria, quando toccano la gente".

Von Ribbeck ora sta lavorando alla sceneggiatura di un thriller su un giovane manager perseguitato, che cerca di scoprire da chi. "Ha perso il lavoro e la moglie - spiega la regista - Qui il tema è il controllo: fino a che punto bisogna mostrarsi forte, a se stesso e alla società? Viviamo nella società della performance e quello che m'interessa è quello che succede quando questa società, o la famiglia di Frueher oder Spaeter, si sfascia; ciò che m'interessa è questa minaccia che si abbatte sulla nostra vita quotidiana quando l'ambiente familiare è sotto pressione".

Come tutti i giovani registi, von Ribbeck è “ottimista verso il futuro. Mi piacerebbe molto lavorare in Francia, perché è un paese che m'ispira, ma ci sono tanti talenti anche nel cinema tedesco e tante belle storie da raccontare".

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