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Louis Gardel • Sceneggiatore

L'ispirazione romanzesca di Louis Gardel

di 

Premio Oscar per Indochine, Louis Gardel è autore di grandi sceneggiature di impianto classico, nel senso nobile del termine. Qui spiega, tappa per tappa, il suo modo di lavorare.

La sceneggiatura, uno sport di squadra
Louis Gardel non scrive mai una sceneggiatura da solo, perché pensa che sia "meglio in tanti". Le radici di questa convinzione affondano senza dubbio nella genesi della sua prima sceneggiatura, adattamento del suo fortunato romanzo, Fort Sagane, gran premio dell'Académie Française. Questo testo è stato redatto in un primo tempo insieme a Robert Enrico che doveva dirigere il film, poi con Alain Corneau che l'ha ripreso. "Scrivere insieme agli altri fa parte del piacere di scrivere una sceneggiatura. E' un rapporto umano molto forte. Amo scoprire la personalità delle persone con cui lavoro. E poi testo le idee dal vivo, è più efficace".

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Con chi?
Per imbarcarsi nell'avventura di scrivere una sceneggiatura, il soggetto ovviamente conta. Ma la domanda che subito dopo ci si pone è: quale regista? "Ho capito che uno sceneggiatore non controlla niente di niente e che, per fare un film buono, che sia all'altezza di quello che ho sognato, deve dirigerlo qualcuno di «forte». Sto molto attento a questo". Louis Gardel fa parte della cerchia ristretta di sceneggiatori che non si immaginano registi...

Le priorità
Personaggi, ma soprattutto scene. Louis Gardel immagina le scenografie e vede i suoi personaggi, sente come la scena sarà caricata emotivamente... Ma tutto nasce un po' per volta. "Briciole di scene, assaggi di personaggi, è come un puzzle nella mia testa e molto presto arrivo a una prima struttura narrativa".

La fine… all'inizio!
Louis Gardel, che al cinema è uno spettatore spesso deluso dalla fine, mette nella scrittura una cura del tutto particolare. "Ho davvero bisogno di sapere, da quando comincio a scrivere, dove va la storia, a cosa porta, quale sarà la soluzione drammatica e psicologica, in una parola sola: quale sarà la fine. Salvo poi cambiarla man mano che si procede con il lavoro". Ma senza inizio, non c'è fine. Elementare. Il lavoro sull'inizio e la fine sono dunque concomitanti. E si nutrono l'uno dell'altro.

La versione 1
Louis Gardel elabora col suo co-autore un nuovo trattamento, con dettagli e qualche dialogo, ma non lo redige in maniera letteraria perché non è questa la versione che farà leggere. La redazione avviene a "pacchetti" da cinque a dieci pagine, che poi consegna al suo o ai suoi collaboratori. Mentre scrive un altro pacchetto, i suoi collaboratori leggono quello precedente. E la sceneggiatura avanza, "a piccoli pacchetti", con i viavai necessari, fino a una prima versione, in genere ancora troppo lunga. "In questa fase, ascolto molto il regista. Sono completamente a suo servizio. Non cerco d'imporre la mia visione, spesso i tagli che suggerisce non sono gli stessi a cui avrei pensato io spontaneamente". Nuova seduta di lavoro con tutti. Cui segue una versione 2 e poi 3, 4, ecc…

Scene di guerra e scene d'amore
Louis Gardel scrive regolarmente scene di guerra e scene d'amore. A priori, le scene di guerra sono prerogativa della regia. Ma al cinema, lo spettatore Louis Gardel si annoia talmente tanto durante queste scene che lo sceneggiatore Louis Gardel s’ingegna nel trovare cose fuori dal comune, una o due idee originali affinché le battaglie siano diverse da quello che si vede solitamente. Per le scene d'amore, confessa di essere molto più "timido". "Sono un po' puritano e talvolta leggo scene d'amore scritte da altri i cui dettagli mi sconvolgono. Mi dico che gli attori non arriveranno mai a fare quello!".

Il riconoscimento
Lo constatiamo tutti i giorni: nel cinema si parla poco dei sceneggiatori. Spesso, questo è un motivo di frustrazione per Louis Gardel. Ma, come appena visto, egli si adatta piuttosto bene alla situazione e si nasconde volentieri dietro regista e attori. "Viviamo felici, viviamo nascosti", ne va della sua libertà e del suo piacere di creare. "Di tanto in tanto ho dei sussulti d'amor proprio: ed io? Ma il più delle volte vedere la mania di protagonismo degli altri mi fa ridere. Il mélange tra la mia timidezza e il mio orgoglio è un cocktail che mi fa star bene nella mia pelle: sono uno sceneggiatore!".

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