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Álex de la Iglesia • Regista

"Non essere schiavi di se stessi"

di 

- Uno dei talenti spagnoli più solidi e riconosciuti in termini di box office torna alla lingua inglese con l'ironia che caratterizza il suo stile

Álex de la Iglesia, nato a Bilbao, è uno dei talenti spagnoli più solidi e riconosciuti in termini di box office, grazie a titoli come El día de la bestia, La comunidad, Intrigo all'ultimo piano e Crimen Perfecto - Finche' morte non li separi, per citarne alcuni. Con The Oxford Murders torna alla lingua inglese (dopo Perdita Durango) con un film che ha diretto, su commissione, con l'ironia che caratterizza il suo stile. Si tratta ancora una volta di un adattamento letterario (tratto stavolta da un romanzo dell'argentino Guillermo Martínez) che conta su un cast prestigioso composto da John Hurt, Leonor Watling ed Elijah Wood, e che è stato interamente girato nell'illustre città inglese del titolo.

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Cineuropa : Qual è stata la più grande difficoltà nel trasporre questo libro in immagini?
Álex de la Iglesia : Si tratta di un romanzo in cui l'azione è soprattutto psicologica, cosa difficile da adattare a un mezzo essenzialmente visivo. La nostra difficoltà è stata questa: adattare le idee alle immagini senza perderle per strada. Il film si basa, sì, sui dialoghi, ma era necessario che fossero brevi e intensi. In un romanzo, si ha il tempo di spiegare le cose, in un film no. Era questa la sfida.

E' il secondo film che gira in inglese. E' stato più difficile lavorare in lingua straniera? E girare a Oxford, lontano dalla sua cara Madrid?
No, al contrario. Trovo facile girare in inglese. Forse è merito degli attori, che sono eccellenti. Adoro lavorare in posti che non conosco perché sono obbligato a percorrerli e conoscerli. E' stato un vero piacere girare a Oxford.

Benché ci siano tracce del suo humour nelle scene iniziali di madre e figlia, com'è riuscito a reprimere il suo senso dell'ironia e il sarcasmo durante le riprese?
Non bisogna essere schiavi di se stessi, o meglio, dell'immagine che sia ha di se stessi. Non passo tutto il mio tempo a guardare la vita con cinismo; talvolta bisogna considerarla da un punto di vista meno eccentrico.

E' il suo film più "intellettuale" e/o maturo. Non pensa che questo potrebbe deludere molti suoi fan?
Sì, questo film non è come gli altri, ma non è neanche completamente un'altra cosa. Non si può fare a meno di vedere le cose dal proprio punto di vista, tuttavia ciascuno di noi differisce dall'immagine univoca che proietta all'esterno. Per capire le cose, bisogna definirle; ora, definire significa porre dei limiti e talvolta non si rientra in questi limiti. Io stesso, in questo momento, non entro più nei miei vestiti, soprattutto dopo le feste natalizie.

Mi sembra di capire che ha avuto un ottimo feeling con le star del suo film (Elijah Wood e John Hurt), fin dall'inizio. Come li ha convinti ad affidarsi a un regista di Bilbao?
Con la sceneggiatura. E' piaciuta a Elijah e qualche giorno dopo eravamo già a lavoro. E' una delle persone migliori che abbia incontrato nell'ambiente del cinema. E' stata un'occasione incredibile per me lavorare con lui.

Si sente a più riprese aleggiare l'ombra di Hitchcock. Quali altri modelli l'hanno ispirata nel cinema di genere?
Mankiewicz, Lumet, Welles. Non è difficile trovare influenze, perché il nostro cervello funziona combinando idee generate da altri. Lo stesso vale nella letteratura; anche nella pittura. Nello specifico, in The Oxford Murders alcune sequenze erano hitchcockiane già nel romanzo stesso. Un omicidio durante un concerto rimanda immediatamente al racconto hitchcockiano, arrivando fino a Scorsese. Hitchcock ha prodotto le immagini più forti del linguaggio cinematografico e ci vorranno ancora decenni perché questi elementi diventino parte integrante della sintassi e non siano solo "omaggi".

The Oxford Murders è un progetto europeo. Crede che sia il modo migliore per produrre un film di ampio respiro come questo? E' lì che risiede il futuro del cinema spagnolo?
Credo che sia l'unica soluzione. Bisogna uscire dal proprio paese per capire come si fanno le cose altrove e per vederle con la giusta distanza.

Quali sono i suoi nuovi progetti?
Sto scrivendo la sceneggiatura de La marca amarilla ("Il marchio giallo"), film d'avventura ispirato al fumetto di Edgar P. Jacobs.

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