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Baillie Walsh • Regista

"Una scarica di adrenalina"

di 

- Dai Massive Attack, INXS, New Order e Oasis a un film che ci catapulta negli Anni '70: il percorso di un regista esperto ma allo stesso tempo principiante

Lo sceneggiatore-regista Baillie Walsh si è fatto conoscere negli Anni '90 per i videoclip dei Massive Attack, di Boy George e degli INXS. Il premio ricevuto per il video World di New Order e le pubblicità per la Levis hanno consolidato la sua reputazione. Nel 1996, ha diretto un documentario dal tema molto forte, Mirror, Mirror, su Consuella, travestito malato di AIDS che si prostituisce. Anche il documentario Lord, Don't Slow Me Down, sul gruppo inglese cult Oasis, è stato ben accolto. Walsh si avventura ora nel mondo del lungometraggio di finzione, con il racconto di formazione Flashbacks of a Fool [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Baillie Walsh
intervista: Damon Bryant
scheda film
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Cineuropa: Che cosa l'ha portata verso questo soggetto, come sceneggiatore-regista?
Baillie Walsh: Volevo scrivere di cose che conoscevo. Era la cosa migliore, ciò che mi appassionava. E poi conoscevo queste persone; mi toccavano personalmente. Adoro questi personaggi. Ecco perché.

Com'è arrivato a scegliere Daniel Craig?
Daniel è un mio amico. Ho sempre apprezzato e rispettato il suo lavoro e volevo lavorare con lui. Sapevo che il modo migliore per farlo era scrivere qualcosa specificatamente per lui. Poi è diventato James Bond e, grazie a questo, ho potuto fare il mio film.

Quali sfide le si sono presentate durante le riprese?
Fare un film è una sfida continua, ma si tratta di sfide bellissime. Tutto il processo di realizzazione di un film è un'enorme sfida, ma per me è una gioia. Ho avuto molta fortuna per quanto riguarda il casting: ho trovato attori fantastici, quindi non ho avuto problemi da quel punto di vista. Poi ho imparato tante cose grazie a loro; ho avuto piacere a lavorare con loro fin dall'inizio del film. Certo, abbiamo dovuto affrontare diverse sfide, ma niente di particolarmente spaventoso.

Qual è stato il momento di maggiore gioia durante le riprese del film?
Forse il primo giorno di riprese, quando mi sono reso conto che avrei fatto davvero questo film, che il treno lasciava la stazione, che niente lo avrebbe fermato: questo è stato veramente un grande momento. Devo dire che, nel complesso, l'anno scorso è stato il più bello della mia vita. Tutta questa avventura è stata una scarica d'adrenalina che non è mai più andata via.

La colonna sonora, composta da musiche degli Anni '70, è magnifica. E' molto evocativa.
Questi dischi mi erano molto cari quando ero giovane; hanno continuato ad accompagnarmi durante tutta la mia vita. Così come sapevo che volevo scrivere di un soggetto che conoscevo e che amavo, desideravo che la musica che ha fatto parte della mia adolescenza entrasse della storia. Nella canzone dei Roxy Music in particolare, le parole mi toccano molto personalmente e mi hanno aiutato a scrivere la storia. Bryan Ferry, David Bowie, Scott Walker, sono musicisti chiave per me.

Dal clip musicale al documentario, fino al lungometraggio di finzione, la transizione è stata facile?
Per me, come regista, la transizione non è stata per niente facile. Avevo sempre avuto l'ambizione di fare un lungometraggio di finzione. Per essere presuntuoso, diciamo che non ho mai dubitato di esserne capace. E' l'esperienza acquisita in 20 anni di regia di videoclip, di pubblicità e di documentari che mi ha permesso di fare questo film. L'altra cosa è che siamo circondati da persone molto intelligenti. Si collabora, quindi se ci si circonda di persone formidabili, alla fine queste ti proteggono. Tra il raccontare una storia in 30 secondi o in un'ora e mezza, c'è differenza. Nel caso di un film, si ha più tempo, ci si può lasciar andare. Credo di raccontare bene la storia nel film. Mi ha fatto enormemente piacere compiere questa transizione.

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