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Istvan Szabo • Regista

"La libertà ha un limite"

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Incontro con il noto regista ungherese, premiato più volte nel corso della sua carriera. Un'intervista realizzata in occasione degli Incontri Cinematografici di Digione, dove Istvan Szabo è intervenuto in veste di presidente della FERA (Federazione Europea dei Registi Audiovisivi).

Cineuropa: Che ruolo deve avere l'Unione Europea nello sviluppo delle cinematografie dell'Europa dell'est?
Istvan Szabo: Stiamo assistendo a un'evoluzione sorprendente, che non è soltanto tecnologica, ma anche storica e sociale. L'Unione Europea non aspira soltanto a formare una società dell'informazione, ma anche ad allargarla rapidamente ai paesi del vecchio blocco dell'est. Ma se è facile cambiare la politica, è più complicato cambiare l'identità. Se si provasse a farlo, si incontrerebbero resistenze che potrebbero portare a reazioni pericolose. Bisogna tenere in conto le diverse mentalità dei popoli dell'UE, perché i cittadini sono molto attaccati alle loro radici. La cultura europea può essere immaginata solo come la somma di culture complesse. Quindi l'investimento nella cultura locale è fondamentale e l'UE deve fare pressione in questo senso. Perché la concorrenza non è giusta né equa se non quando si gioca ad armi pari. I piccoli paesi, i piccoli mercati possono perdere l'occasione di mostrare la loro cultura e perdere la loro identità, e questo potrebbe dar vita a un sentimento antieuropeo.

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Che cosa pensa della circolazione dei film europei?
A Budapest, un tempo si potevano vedere film inglesi, polacchi, russi e altri. Oggi, è quasi un miracolo se questo accade e i film di qualità sono ghettizzati nelle sale d'essai. L'industria cinematografica di massa produce prodotti destinati a soddisfare i bisogni di un mercato mondiale. E le opere d'essai sono più difficili da commecializzare. E' quindi fondamentale non lasciarsi governare dal mercato. Dobbiamo preservare le opere, renderle disponibili, integrarle all'educazione e conservare la memoria cinematografica del XX secolo. E bisogna assolutamente contrastare l'utilizzo non autorizzato dei contenuti su Internet. I media elettronici offrono possibilità enormi, ma hanno anche responsabilità importanti. La FERA chiama dunque l'Unione Europea a stabilire un forte livello di protezione dei diritti d'autore.

I paesi dell'Europa dell'est spingono proprio verso questa apertura accelerata dei mercati di cui lei denuncia i rischi.
Ciò deriva dalle cattive esperienze che questi paesi hanno vissuto durante il secolo precedente. Ma se guardano in faccia la realtà attuale, penso che seguiranno gli altri paesi europei che sanno perfettamente cosa sta succedendo. La pirateria deve essere combattuta. La libertà è fantastica, ma non contro quella di altre persone. La libertà ha un limite e bisogna accettarlo.

La creazione di strutture in Ungheria come gli Studios Korda non serve principalmente ad attirare le produzioni americane?
In Ungheria ci sono pochi soldi perché il mercato è molto piccolo. Se un regista vuole fare un film, non dispone che di un piccolo budget, quindi non ha bisogno degli studios. E noi abbiamo autori estremamente talentuosi, come Kornel Mundruczo e György Pálfy. In compenso, i tecnici locali dell'industria hanno bisogno di lavorare e gli studios servono anche a trasmettere il know-how. Senza di essi, i tecnici ungheresi più anziani non avrebbero la possibilità di trasmettere ai giovani le competenze acquisite. E' vero che questi studios sono stati costruiti per attirare le produzioni americane, ma servono anche a salvaguardare la conoscenza dei mestieri del cinema in Ungheria.

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