email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Benoît Delépine e
Gustave Kervern • Registi

“In rivolta contro le ingiustizie”

di 

- Incontro con una coppia di registi iconoclasti che coniugano con umorismo il fuoco dell'anarchia con il sangue freddo dell'autoironia, per un'avventura cinematografica fuori dagli schemi

Occhiali neri l'uno, barba incolta l'altro: Benoît Delépine e Gustave Kervern danno del tu e oscillano, durante l'intervista, tra l'ironia caustica e l'analisi incisiva. Un linguaggio doppio che utilizzano tutto l'anno per la trasmissione satirica Groland su Canal + e che nutre le loro opere cinematografiche.

Cineuropa: Quale è stato il punto di partenza per Louise-Michel [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Benoît Delépine e Gustave…
intervista: Benoît Jaubert
scheda film
]
?

Benoît Delépine: Una piccola serie che abbiamo fatto su Canal +: Don Quichotte de la Revolucion, la storia di un anarchico completamente pazzo e di un Sancho Panza addetto alla consegna di pizze che partono all'assalto delle grandi multinazionali. Volevano uccidere il padrone, così vanno a Bruxelles e infine in un paradiso fiscale. A partire da questa trama, abbiamo cambiato tutto per arrivare a quello che è oggi Louise-Michel.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Operaie vittime delle delocalizzazioni, malati terminali, transessuali, deboli... Il film è centrato sugli emarginati e sulle minoranze sociali.
Gustave Kervern: Ci emozionano di più rispetto ai padroni e ai borghesi, o gli ambienti letterari e artistici spesso trattati dal cinema francese. Anche se non siamo mai stati operai, ci ribelliamo contro le ingiustizie.

Il vostro racconto di vendetta sociale non esita a passare per l'omicidio.
Benoît Delépine: Se in un western i contadini sfruttati dai grandi proprietari terrieri vanno a uccidere il padrone, nessuno si sorprende. Oggi è talmente remota l'ipotesi della lotta di classe che il fatto di fare secco un padrone equivale a buttare giù una statua in chiesa. È aberrante. Nel cinema ci sono sempre stati film di questo tipo, tranne ora.

Come avete scelto la coppia di protagonisti?
Gustave Kervern: Apprezzavamo Yolande Moreau già quando faceva i Deschiens e dal suo film Quand la mer monte. Non vedevamo nessun'altra ad interpretare il personaggio di Louise.

Benoît Delépine: Lei non ha paura di se stessa, del suo fisico, di sembrare brutta: non ha paura di nulla. Solo persone così possono lavorare nei nostri film, non attori che passano tutto il tempo a guardarsi allo specchio e a fare progetti per la loro carriera. Stessa cosa per Bouli Lanners, che aveva già recitato in Aaltra e Avida [+leggi anche:
recensione
trailer
scheda film
]
.

Due attori belgi, ma anche Benoît Poelvoorde in un ruolo piccolo: è un caso?
Benoît Délépine: I belgi non temono il ridicolo, non hanno paura di parlare, di dare prova di fantasia. In Francia, tutti hanno paura di tutto.

Gustave Kervern: I comici francesi pensano prima di tutto al loro conto in banca.

Perché evocare il personaggio storico di Louise Michel ?
Benoît Delépine: Il nostro amico Noël Godin (autore dell’Anthologie de la subversion carabinée) ci ha iniziato ai grandi anarchici del passato. Louise Michel, una delle prime femministe, simbolizzava perfettamente la nostra storia. Anche se non era transessuale, sulle barricate si vestiva da uomo e raccontava di essersi vestita da donna solo per uccidere Thiers.

Questo è il vostro primo film a colori.
Gustave Kervern: Non c'era motivo di farlo in bianco e nero come quelli precedenti. Nei nostri primi due film volevamo fare delle belle immagini; in Louise Michel il contenuto è più importante della forma. Ma abbiamo comunque cercato di fare inquadrature interessanti con la camera fissa.

Benoît Delépine: La camera è fissa, quindi cerchiamo di rendere sorprendente l'azione che vi si svolge. Preferiamo la camera fissa per ragioni artistiche, ma anche di produzione (ci permette di girare velocemente) e soprattutto perché facciamo lavorare molto i non professionisti: ottenere il ciak giusto è già tanto, ma replicarlo da tre angolazioni diverse è impossibile.

Trovate facilmente chi vi produce?
Gustave Kervern: Siamo fortunati perché siamo riusciti a entrare in questo fortino che è il cinema francese, prima con un produttore belga (La Parti Production), senza il quale non avremmo mai potuto fare Aaltra, e poi incontrando Matthieu Kassovitz, che ha accettato di produrre il nostro secondo e il nostro terzo film. Ma non credo che le porte siano per noi spalancate altrove.

In che genere di cinema vi riconoscete?
Benoît Delépine: Nei film di Dino Risi, ad esempio, con quell'umorismo nero crudele, ma basato sul sociale. Gli svantaggiati sono così poco rappresentati oggi al cinema. Eppure, uno dei più grandi di sempre, Charlie Chaplin, non ha parlato che di loro ed è proprio questo che lo rendeva più interessante. Oggi, i nostri registi preferiti sono Aki Kaurismaki e i fratelli Coen degli inizi, con i loro venditori di macchine e i loro poveri delinquenti.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy