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Cannes 2009
Ken Loach • Regista

“Accendere un sorriso sui nostri volti”

di 

Affiancato dai suoi due attori principali Eric Cantona e Steve Evets, dal suo co-sceneggiatore Paul Laverty e dai suoi produttori Rebecca O’Brien e Pascal Caucheteux, il regista inglese Ken Loach si è concesso con la solita disponibilità alle domande dei giornalisti della stampa internazionale dopo la proiezione di Looking For Eric [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Cannes 2009
Ken Loach

intervista: Steve Evets - attore
scheda film
]
, in concorso al 62mo Festival di Cannes.

Perché girare una commedia e svelare questo aspetto gioviale piuttosto insolito nella sua opera? Pensa che sarà il suo film più popolare?
Con i miei fedeli collaboratori abbiamo pensato che fosse preferibile accendere un sorriso sui nostri volti. Ma una commedia può anche essere vista come una tragedia con un "happy end". E il film potrebbe essere entrambi, una commedia e una tragedia. L'importante è che questa storia suoni giusta e vera. Quando gli attori recitano bene, a volte è divertente, a volte è triste, ma l'importante è quello. Essendo onesti rispetto al tema che si affronta e raccontando una storia più vera possibile, si spera che gli spettatori vi si sentano più vicini. Quanto al successo popolare, non saprei. I miei distributori sono molto fiduciosi e lanceranno il film in un numero di copie maggiore rispetto ai miei film precedenti. E' un buon segno

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Perché è stato attirato dal tema del calcio?
Il calcio è utile perché permette alla gente di riunirsi e di sentirsi una comunità. Ed è anche l'unico momento in cui è possibile essere nazionalisti in modo positivo. Durante una partita, gli spettatori possono esprimere i loro sentimenti, soprattutto gli uomini che di solito hanno difficoltà a farlo: la disperazione, il trionfo, la speranza, la tristezza… Se un film presenta tutto questo, già non è male. Ma non si può ricreare una partita, nemmeno con le tecnologie moderne, perché il ritmo del calcio differisce troppo da quello del cinema. Dunque, abbiamo (con Paul Laverty) voluto riflettere sul gioco e sulle reazioni che provoca nella gente, sulla sua bellezza e la sua arte.

Con i suoi ultimi film, lei ha raggiunto la vetta del cinema mondiale. Pensa che potrà lavorare ancora a lungo come Manoel de Oliveira?
Lui ha spostato il limite molto in avanti e non so se io continuerò ancora per vent'anni. Ho molta fortuna a lavorare con una produttrice come Rebecca O’Brien che trova sempre i finanziamenti per i miei film. Il suo ruolo non si limita a firmare assegni, ma soprattutto a creare un ambiente di lavoro in cui tutti possano dare il meglio. Quando si lavora in squadra, si va oltre se stessi. Ho anche la fortuna di avere come sceneggiatore Paul Laverty, con il quale condivido la creatività al 50 per cento. Ci vuole il carburante per andare avanti. E ovviamente, oltre al direttore della fotografia e ad altri, ci sono gli attori. Ed Eric Cantona interpreta il film con intuito e creatività, così come giocava a calcio. Un buon attore deve guardarti dritto negli occhi ed essere viscerale.

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