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Andreas Dresen • Regista

“Che cosa conta davvero nella vita?”

di 

- Nel suo ultimo lungometraggio, l'autore di Cloud 9 e Summer in Berlin dirige il suo cast sia davanti che dietro la macchina da presa

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Andreas Dresen: Wolfgang Kohlhaase, lo sceneggiatore, mi ha raccontato questa storia durante un viaggio in treno da Lünen a Berlino e mi ha chiesto se mi interessava leggerla. L'ho fatto e vi ho trovato molte verità sull'essere umano, su ciò che porta la gente a mollare o a cacciarsi in situazioni poco soddisfacenti. La sceneggiatura parte da un bizzarro incidente accaduto negli anni '50 e ne fa il punto di partenza di una storia sull'opportunismo e sulle menzogne e gli inganni della vita. Corrisponde a ciò di cui ho potuto fare esperienza e allora mi sono chiesto: "Che cosa conta davvero nella vita? Quali sono i valori che voglio difendere?". Ecco le domande fondamentali che i personaggi sono costretti a porsi.

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Non c'è un solo personaggio nel film che sia davvero felice…
Tutti i personaggi (come chiunque, probabilmente) cercano qualcosa. Penso che la paura della solitudine sia un problema fondamentale nella vita di tutti noi. Di base, in questa sceneggiatura Wolfgang Kohlhaase racconta una storia profondamente triste su tutte le occasioni perdute, ma lo fa con un umorismo formidabile, ed è questo il suo grande talento.

Sono i dialoghi a dare il tono al film. Come dirige i suoi attori in scene così fortemente condizionate dai dialoghi?
Questi dialoghi sono scritti in modo così preciso e poco sentimentale da richiedere una grande precisione in termini di velocità. Se si cambia ritmo, anche solo di poco, si rischia di perdere il mordente o l'effetto comico. I personaggi di Kohlhaase non dicono mai realmente quello che pensano. Hanno costruito tutti uno scudo intorno ai loro cuori. Sono sempre prudenti quando si tratta di mostrare i loro sentimenti ed emozioni. La sceneggiatura non cerca di imitare il parlare di tutti i giorni ma propone un linguaggio artistico, il cui effetto è ancora più reale, più vicino alla vita.

E' la seconda sceneggiatura di Kohlhaase che lei traspone in immagini…
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, scritto anch'esso da Kohlhaase, mi resi conto che come regista non bisogna ridurre le parole e i dialoghi a qualcosa di comune e insignificante. Se li si prende esattamente come sono scritti, l'effetto ottenuto è molto onesto e vero. Come Summer in Berlin, questo film racconta una storia amara mascherata da qualcos'altro. Volevamo che lo spettatore capisse subito che questo film non è una farsa sul cinema e così abbiamo creato fin dall'inizio degli intermezzi che sotto forma di primi piani catturano momenti di solitudine e di nostalgia. Nel momento in cui Otto e Bettina partono per la campagna, diventa perfettamente chiaro che il film è un'esplorazione di questioni esistenziali fondamentali.

Che cosa pensa dell'esperienza di filmare un cast al lavoro?
La storia del film nel film, che mostra gli stessi attori interpretare diversi personaggi in stili differenti, era la grande scommessa del film. Corinna Harfouch ha una scena in cui prima bacia il suo partner sullo schermo, poi in privato, una volta ridiventata Bettina, bacia suo marito, il tutto con atteggiamenti completamente differenti. Mi sono anche dovuto abituare al fatto di avere tanta gente che si muovesse davanti e dietro la cinepresa. Questa non era una cosa naturale per me, il mio genere è piuttosto la pièce da camera.

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