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Stefano Rulli • Presidente "100autori"

"Miopia industriale in questi tagli alla cultura"

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I rapporti tra il ministro della cultura Sandro Bondi e il mondo del cinema e della cultura in generale in questi ultimi mesi si sono fatti incandescenti. Tanto da sfiorare spesso lo scontro aperto tra il ministro e l'Associazione 100autori, costituita nel 2008 dal movimento di registi e sceneggiatori per il rinnovamento delle strutture pubbliche che governano il cinema italiano.

100autori ha intrapreso battaglie importanti che hanno raccolto attorno al movimento e poi all'associazione tanti autori affermati unendoli nella discussione a numerosissimi altri meno affermati, soprattutto giovani, non solo a Roma ma anche nei gruppi territoriali a Milano, Torino, Bologna e Palermo. 100autori ad oggi raccoglie oltre 380 iscritti, tra cui spiccano i nomi di Paolo Sorrentino, Marco Bellocchio, Ferzan Ozpetek, Giuseppe Piccioni, Liliana Cavani, Cristina Comencini, Fausto Brizzi, Marco Martani, Davide Ferrario, Mimmo Calpresti, Giacomo Battiato, Michele Placido, Daniele Luchetti, Stefano Reali e Cinzia Torrini; e tra gli sceneggiatori Umberto Contarello, Francesca Marciano, Ivan Cotroneo, Sandro Petraglia, Francesco Piccolo, Francesco Bruni.

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"Ci sono giunti da parte del ministro Bondi, invece che proposte politiche per rendere meno precario il futuro del nostro mondo, veri e propri anatemi da cui è facile evincere il suo personale disprezzo per il "culturame" che noi rappresentiamo" ha detto il presidente dei 100autori Stefano Rulli durante un'assemblea a fine maggio. "Dopo aver giudicato di modesta qualità il nostro cinema e dunque indegno di finanziamenti pubblici, ha creato un mezzo incidente diplomatico con la Francia ritenendo vergognosa la scelta del festival di Cannes di invitare il film Draquila [+leggi anche:
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di Sabina Guzzanti, reo di mettere in piazza la cattiva gestione politica del terremoto dell'Aquila. E dal momento che la nostra Associazione lo ha accusato di non fare nulla per il cinema italiano, ha attaccato pubblicamente i 100autori come poveri cristi senza arte nè parte che dovrebbero imparare a fare cinema invece che chiedere soldi". Al di là delle polemiche, l'obiettivo di 100autori è di porre fine a questa precarierà continua, con l'approvazione di una legge sul Centro Nazionale di Cinematografia di cui si discute da tempo in Parlamento. "Noi siamo pronti a dare il nostro contributo di idee, siamo pronti a discutere su come organizzare un CNC che abbia una sua autonomia sostanziale dal ministero stesso, un piano di programmazione e molte cose ancora da precisare", precisa Rulli a Cineuropa.

C'è indubbiamente una dispersione di risorse e finanziamenti. Ma non c'è già Cinecittà Luce, nata nel maggio 2009, a ricoprire il ruolo di coordinamento?
Stefano Rulli: Cinecittà Luce è una scatola vuota, come l'ha definita lo stesso ministro, e la minaccia di dimissione del presidente Roberto Cicutto lo dimostra. Bisogna puntare alla realizzazione del Centro Nazionale di Cinematografia, un organismo rappresentativo delle associazioni di categorie con meccanismi di finanziamento al cinema certi".

Intanto il FUS Fondo Unico per lo Spettacolo si assottiglia sempre di più.
I finanziamenti al cinema annunciati non permetteranno nessuna forma di produzione. Ma non difendiamo ad oltranza il FUS. Il cinema italiano dev'essere finanziato da chi lo usa. Che lo veda poca gente è falso, mai come in questo momento è visto. Homevideo, pay tv, piattoforme digitali, provider: chi lo sta usando, traendone reddito, non lo finanzia. Faremo una battaglia di tipo contrattuale. Bisogna introdurre la tassa di scopo, creare forme di automatismo. La Siae ha approvato un contratto con Sky per l'equo compenso davvero risibile, ci sarà un blocco del rinnovo contrattuale, vanno rivisti i parametri.

Qualcosa è cambiato. Il tax credit, da poco introdotto, sta funzionando.
Queste forme di finanziamento possono essere interessanti ma se non si trovano sotterfugi che vadano a vantaggio del duopolio RAI - Mediaset. Il tax credit va usato per aiutare i produttori indipendenti, se entrano anche i due colossi la partita non lascia spazio ai più piccoli.

RAI Cinema ha un ruolo fondamentale.
Il David di Donatello a Giorgio Diritti, il successo dei film italiani all'estero mettono in luce una gestione complessivamente interessante, non capiamo perché sostituire ai vertici di Rai Cinema Caterina D'amico, che ha risposto con passione ad una serie di nostre richieste e una domanda di criteri naturali come quello la trasparenza. C'è l'applicazione di uno spoil system che potrebbe portare all'azzeramento della produzione indipendente media e piccola, a favore di gruppi che puntano all'intero mercato. In RAI non viene fatta alcuna analisi di mercato, nessun confronto con gli operatori. Abbiamo chiesto appunto un confronto sul piano editoriale, anche per la fiction televisiva. Non facciamo politica corporativa, in tempo di crisi vogliamo analizzare questi tagli. I settori produttivi non vanno tagliati, va finanziata l'innovazione. Le crisi economiche devono spingere a inventarsi nuovi modelli produttivi.

Ma si vede poco cinema italiano in tv.
La Rai ha tentato di tagliare le quote, con una serie di sotterfugi. Il cinema italiano non passa mai in prima serata. Noi chiediamo maggiore visibilità e continuità. La terza rete da settembre programmerà un film italiano a settimana, in prima serata. L'ideale sarebbe organizzare delle serate in cui il film diventa un evento, con interviste, interventi...

Le film commission regionali stanno assumendo un ruolo importante nella produzione di cinema e audiovisivo.
"Sono molto attive in maniera e misura diversa, ma non sono la soluzione. Sono certamente degli interlocutori molto importanti, ma c'è bisogno di una legge di sistema. Anche per gli investimenti regionali è necessario prevedere un organismo interregionale che regoli questi fondi".

A giugno ci sono state manifestazioni e proteste contro i tagli ai finanziamenti pubblici, motivati dalla crisi economica, per tutto il settore culturale, dal cinema all'università.
"Ci siamo uniti alla protesta in piazza Navona a Roma perché i tagli, oltre ad provocare un danno enorme per un settore importantissimo - l'audiovisivo e la cultura in generale sono l'elemento che aiuta a costruire l'immaginario e l'identità di un paese - rappresentano anche un problema di miopia industriale: questi politici che si dicono così attenti al liberismo non capiscono l'importanza e la centralitàdi un comparto che tocca anche il turismo: andare a fare dei tagli in questo settore è una manovra suicida soprattutto dal punto di vista economico anche perché l'investimento viene restituito in termini fiscali dai lavoratori di questo ambito industriale. I quali invece rimanendo senza lavoro non contribuiscono all'economia del Paese".

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