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Manuel Pradal

Il Mediterraneo secondo Manuel

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- In occasione del RomaFilmFestival Manuel Pradal ha presentato in anteprima Ginostra prodotto da Studio Canal in collaborazione France 2 Cinema e Emotion Pictures

Con il suo secondo lungometraggio il regista francese Manuel Pradal torna sul Mediterraneo, fermandosi nella prepotente e affascinante terra di Sicilia. Interamente ambientato nell’Isola di Stromboli, il film si avvale dell'interpretazione di alcune celebrità del cinema americano, come Harvey Keitel, Andie McDowell e Harry Dean Stanton, ma anche di attori italiani, come Stefano Dionisi, Francesca Neri e Asia Argento. Già venduto in 35 paesi, la storia di “famiglia e mafia” come il regista stesso l’ha definita, “e del confronto dei protagonisti con la violenza” ha raccolto entusiastici consensi all’ultimo Festival di Toronto. Ospite del festival romano, Pradal ci ha parlato della sua lunga avventura cinematografica.

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Il suo film ha subìto un percorso piuttosto travagliato, due anni per realizzarlo è molto tempo…
“Si, in effetti, le riprese sono iniziate nel dicembre del 2000 e avrebbero dovuto concludersi in poche settimane. Invece sono passate 15 settimane, quasi un anno per il montaggio, l'eruzione dell'Etna che ci ha riportati sul set, per finire con i cambi ai vertici della produzione di Canal Plus. Ma ho tenuto duro, ho lottato contro tutte le forze naturali dell’industria cinematografica e ce l’ho fatta”.

Una storia piuttosto complessa in cui i personaggi non sono quello che sembrano…
“All’inizio avevo pensato ad un thriller urbano ambientato a Napoli, poi ho dovuto rivedere l’idea perché la città avrebbe avuto un effetto dirompente sulla storia. Allora sono passato ad un altro paesaggio e anche grazie agli attori che avevo scelto e agli incontri con loro, la storia si è modificata fino a diventare Ginostra. Volevo che indagasse principalmente le dinamiche innescate dalla violenza e dalla paura all'interno di una famiglia”.

Ha girato interamente a Stromboli, posti magnifici dal punto di vista naturale ma molto evocativi anche per la storia del cinema italiano, penso a Rossellini, Antonioni…
“Tali maestri non passano inosservati neppure per uno come me che non ha frequentato fin da piccolo le sale cinematografiche e che non può certo definirsi un cinefilo. Sono nato in un villaggio vicino a Montpellier, praticamente a metà strada tra Parigi e Roma, e quindi a cavallo tra due cinematografie fondamentali. Questa filiazione indiretta mi ha spinto ad approfittare di entrambe le culture, con una particolare attenzione al cinema degli anni ’60 e ’70, che trovo più lirico e romantico”.

Il suo film riunisce un cast molto importante, non solo con gli americani Harvey Keitel, Harry Dean Stanton e Andie McDowell ma anche con nomi di richiamo come Stefano Dionisi, Francesca Neri e Asia Argento

“Devo ringraziare il successo ottenuto dal mio film precedente , Maria della Baia degli Angeli presentato alla Mostra di Venezia nel 1997. Le ottime critiche ricevute mi hanno permesso di entrare nell’olimpo della settima arte e molti registi mi hanno persino aiutato a realizzare il film successivo, mettendomi in contatto direttamente con gli attori che mi piacevano. Harvey e Andie hanno accettato la mia proposta senza neppure leggere il copione. La parte più difficile è stata invece convincerli a venire in Italia e a restare bloccati su una piccola isoletta siciliana per 15 settimane”.

E per gli attori italiani?
“Ho scelto Asia scelta perché la considero un'icona dell'italianità che volevo rappresentare e Stefano Dionisi perché incarna l'ideale di mascolinità latina che mi serviva per il suo ruolo”.

Il suo prossimo progetto la porterà di nuovo nel Mediterraneo
“No, attraverserò l’Oceano invece, per sbarcare a New York. Ginostra è l’ultimo capitolo di una trilogia che avevo cominciato con un film-studio, che realizzai a Montpellier con l’aiuto di alcuni amici tra cui Agnes Jaoui, e proseguito con Maria della baia degli angeli. Oltre alla storia newyorkese, ho anche un altro progetto, a dire il vero, che si svolge in Canada”.

A proposito di questo film-studio, lo vedremo anche qui in Italia?
“Assolutamente no e mai nessuno lo vedrà. E’ un esercizio scolastico, in cui esprimo la mia passione per il cinema di Pier Paolo Pasolini, ma è un omaggio troppo assoluto: importante per la mia crescita professionale ma improponibile per il pubblico”.

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