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Jacques Audiard • Regista

"Una storia d'amore in questo universo di declassati"

di 

- Di ritorno in concorso a Cannes, il regista francese Jacques Audiard parla del suo affascinante De rouille et d'os

Affiancato dai suoi attori Marion Cotillard e Matthias Schoenaerts, Jacques Audiard ha parlato alla stampa internazionale del suo sesto lungometraggio, De rouille et d'os [+leggi anche:
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, presentato in concorso al 65mo Festival di Cannes.

Perché ha scelto di adattare Ruggine e ossa di Craig Davidson e perché ha inventato i personaggi di Stéphanie e Ali?
Jacques Audiard: Il mio film precedente (Il profeta [+leggi anche:
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) si svolgeva in un carcere, un ambiente maschile, senza luce né spazio, e senza donne. Con Thomas Bidegain (co-sceneggiatore), abbiamo avuto il desiderio di una storia d'amore, di spazio, di luce. Avevo apprezzato il libro di Craig Davidson per le sue qualità letterarie. E strada facendo ci siamo detti: perché non mettere una storia d'amore in questo universo di declassati? Abbiamo lavorato a lungo sul testo. Mentre inventavamo nuovi personaggi, restavano l'umore, il colore, l'ambientazione e l'atmosfera di Davidson. E' un adattamento fedele non alla lettera, ma alla forma.

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Perché ha affidato i ruoli principali a Marion Cotillard e Matthias Schoenaerts?
A fine scrittura, ho pensato in modo molto naturale a Marion. Ero rimasto incantato dal suo lavoro in La vie en rose [+leggi anche:
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. E' un'attrice molto virile e molto sensuale allo stesso tempo. Ha un'autorevolezza naturale ed è capace di attraversare un muro, di buttarsi. Per il personaggio maschile, all'inizio pensavo di prendere un non professionista e abbiamo cominciato a fare dei casting nelle palestre di boxe. Ma era troppo realista. Allora, il direttore casting Richard Rousseau mi ha mostrato Bullhead [+leggi anche:
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, che non era ancora uscito in sala, e ho scoperto Matthias. Sono rimastio sorpreso io stesso nello sceglierlo perché non rientra nei miei canoni maschili abituali.

Il film tratta della forza violenta della natura. Come nasce questa sua fascinazione per questo tema e per la potenza fisica?
Sono due personaggi in tempi di crisi, in una società che è diventata un po' barbara, in cui la gente mangia dai cassonetti della spazzatura. Non resta altro che vendere il corpo e la violenza. E il personaggio interpretato da Matthias non ha parole: ha la forza fisica. Ho un problema nel ritrarre la violenza: mi inorridisce, ma ci torno sempre. Il progetto era che fosse la più realista e la meno "gore" possibile, perché il personaggio femminile la guarda. Lei ammira il coraggio, ma la violenza fine a se stessa non le piace.

I personaggi dei suoi film sono spesso in fase di ricerca spirituale.
E' la base della drammaturgia. Fin dalla sceneggiatura, sapevamo che i personaggi avrebbero subito grandi modifiche. La principessa arrogante dell'inizio, incapace di abbandonarsi, quindi di amare, conoscerà l'amore grazie al suo incidente. E lui, impacciato dal suo corpo e le sue parole, imparerà.

Come ha preparato le riprese?
Sapevo che avremmo avuto poco tempo perché vi erano molti vincoli di calendario con il Marineland e con Marion. Non ci siamo visti per niente con Marion: è stato un salto nel vuoto. Matthias doveva invece fare una preparazione, quindi ci siamo visti a Parigi. Ma è un film che doveva andare molto veloce, come la sua storia d'amore.

Come ha gestito gli effetti speciali?
E' un film che non avrei sicuramente potuto fare dieci anni fa perché non avrei avuto la pazienza di attendere gli effetti speciali. Oggi è più semplice: si mettono degli sfondi verdi e li si elimina in laboratorio. Si possono fare gli effetti speciali camera alla mano, essere realisti. E' incredibile: con la camera digitale che utilizzavamo non vi era alcun cambiamento di luce e gli effetti speciali si facevano in tutta velocità.

Si sente un autore a parte nel cinema francese contemporaneo?
Per niente. Mi sento molto un regista francese. Anzi, sono un prototipo del cinefilo francese, una specie forse in via d'estinzione.

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(Tradotto dal francese)

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