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Laurent Hebert • General Manager di CST

"Schermo argentato"? No grazie!

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- Il cinema digitale porta con sé la promessa di una qualità di visione superiore ad un prezzo minore. Laurent Hebert parla delle sfide nell’era digitale

La Commissione tecnica francese per Immagine e Suono Superiori (CST) testa immagine e suono e contribuisce a definire gli standard insieme ad istituzioni come l’SMPTE. Il CST garantisce inoltre la qualità delle proiezioni al Festival di Cannes. Il General Manager di CST, Laurent Hebert, parla delle sfide nell’era digitale.

Cineuropa: Com’è cambiato il flusso di lavoro al Festival di Cannes quest’anno, con le copie in digitale più numerose dei 35mm?
Laurent Hebert: Quest’anno abbiamo dovuto affrontare la sfida di avere molti film in digitale e pochi 35mm. L’anno scorso avevamo una divisione 50/50, stavolta 90/10. Appena arriva un film, siamo responsbaili della verifica o della realizzazione dei KDM. A volte, la produzione ci dà il master del KDM e siamo noi a generare i KDM. Se c’è un problema, siamo responsabili noi.

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Che tipo di software usate per creare le key?
CST ha sviluppato un suo software per il festival, 'Can Help': è un gioco di parole. Il software gestisce i contenuti che arrivano. Abbiamo anche creato un sistema di generazione di KDM, il CST KDM.

Perché CST vuole eliminare dai cinema il ‘silver screen’ (lo schermo lenticolare argentato)?
Lo schermo lenticolare argentato non ha più senso da un punto di vista tecnico. Ci sono norme internazionali richieste e disposte da SMPTE sulla brillantezza e la luminosità degli schermi. L’uniformità luminosa agli angoli e ai lati è specificata all’85% della luminosità al centro dello schermo. Nelle sale c’è una soglia di tolleranza, dal 70% al 90% rispetto al livello centrale. Gli standard francesi sono più rigorosi, ovvero non oltre il 75% agli angoli e ai bordi, e questo è impossibile con uno schermo argentato.

Sono stati i tecnici francesi i primi ad identificare questo problema?
In tutta onestà no. Tutte la major americane sanno che è una sfida di massa. Nell’area produttiva, le major hanno i pulsanti ‘schermo argentato — no grazie’. È un problema di business: una compagnia come RealD è supportata dalle major, lavorano insieme all’SMPTE e viene chiesta la loro opinione, perché hanno creato loro la norma. Dicono che i test sono partiti tre anni fa. Dalla prospettiva CST, la misurazione richiede soltanto qualche ora: avrebbero già dovuto decidere. Il CST lavora con il Fraunhofer Institute, e conosce bene questo problema.

Perché allora non si è smesso di usare lo schermo argentato?
È un normale conflitto di business tra tecnici. A Cannes, non abbiamo silver screen. Non ha senso far funzionare meglio la post-produzione con operatori che combattono per avere un’immagine calcolando la brillantezza, il colore che viene scelto, se poi nella proiezione certe condizioni non sono neanche prese in considerazione. È come ascoltare Mozart con un suono distorto, è inutile. Ecco perché crediamo che alla fine vinceremo.

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