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Andrés Muschietti • Regista

“Guillermo del Toro cerca talenti da produrre”

di 

- La madre, diretto da Andrés Muschietti e sostenuto da Guillermo del Toro

Guillermo del Toro sostiene il debutto alla regia di lungometraggi di Andrés Muschietti, trentanovenne argentino residente a Barcellona da oltre un decennio, un cineasta formatosi nella pubblicità e che con questo racconto terrificante sulla maternità, protagonista Jessica Chastain, ha occupato il primo posto del box office nordamericano.

Cineuropa: Complimenti per il successo ottenuto dal film nel suo primo fine settimana di programmazione negli Stati Uniti.

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Andrés Muschietti: Grazie. Ha incassato 33,1 milioni di dollari. Il film è costato 20 milioni di dollari. Abbiamo fatto un giro dei cinema e abbiamo visto come reagiva il pubblico, tra cui molti adolescenti: negli Stati Uniti c’era molta attesa, forse per il trailer, trasmesso da diversi media. Erano quindi tesi fin dal primo secondo della proiezione: gridavano anche in momenti in cui non succedeva nulla. E’ stato incredibile.

A dispetto della tematica tenebrosamente familiare del suo primo lungometraggio, lei lavora gomito a gomito con sua sorella Barbara, co-produttrice e co-sceneggiatrice di La madre.
Discutiamo molto perché siamo persone molto diverse, però ci compenetriamo bene nel lavoro. Lei è la mia socia nella società di produzione Toma 78.

Come si è strutturata la coproduzione col Canada? 
Un 70 percento loro e un 30 percento la Spagna. L’alternativa era girare il film in spagnolo e con produzione nazionale oppure farlo più internazionale girandolo in inglese e con soci stranieri.

E’ vero che La madre piace più al pubblico femminile?
Sì, ma non è stata una cosa voluta al momento della scrittura. La sensibilità del film si connette più con loro e l’istinto materno: narra una lotta tra madri, l’unico uomo sparisce rapidamente.

Qual è stato il momento più complicato del processo di produzione di La madre?
Una delle preoccupazioni maggiori era trovare bambine credibili, perché erano le protagoniste e il film dipendeva molto da loro: bambine allo stato selvaggio che vengono portate in città, una delle quali recupera il suo passato e torna al lato umano, l’altra no. Un’altra difficoltà era ottenere emozioni intense con loro: la maggior parte aveva già girato film, ma la piccola no ed era molto disorientata. Bisognava anche creare un mostro terrificante e credibile: abbiamo combinato un attore truccato (Javier Botet) con effetti digitali.

La madre nasce da un cortometraggio omonimo di tre minuti. Come è cresciuto fino a diventare un lungometraggio? 
Il corto lasciava in sospeso molti interrogativi, bisognava rispondere a quelle domande: perché queste due bambine chiamano quella creatura mamma? Qual è il rapporto che li unisce? Quando girammo il corto "Mamá" non c’era storia, era semplicemente una sequenza sprovvista di argomento. Lì apparve il concetto dell’impronta, che mi affascina. Questa idea ha sbloccato la storia e l’ha portata in una direzione molto chiara.


Guillermo del Toro vide il corto a Sitges? Lui è un habitué della manifestazione...
No, il corto destò scalpore in quel festival del 2008, ma a lui non arrivò che un mese più tardi: glielo mandò il suo assistente. Guillermo vede molti corti, in cerca di talenti da produrre.  

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