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Peter Herrmann • Produttore

Fame di autenticità

di 

- L'ultima produzione di Peter Herrmann, Exit Marrakech, uscirà a fine 2013 per Studiocanal in Germania

“Studiare l'etnologia è stato, di fatto, una buona preparazione per diventare più avanti produttore”, dice Peter Herrmann, uno dei pochi produttori tedeschi a poter dire con giustificato orgoglio di aver prodotto un film Premio Oscar. “Quando ero studente di Studi Culturali, non coprivamo solo alcuni aspetti della cultura come la sociologia o la psicologia, ma avevamo un approccio olistico verso le culture straniere”, continua, osservando che “con pochissime eccezioni, ho sempre fatto film su eventi reali o storici: storie vere”.

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Herrmann non ha seguito il tradizionale percorso che molti produttori intraprendono con la formazione nelle scuole di cinema, e ha conosciuto il mondo del cinema nel corso di ricerche sul campo in Africa Occidentale durante gli studi. “Non avevamo idea di ciò che stavamo facendo all'epoca, giravamo dei film etnografici sui rituali - penso che alcuni studenti li guardino ancora oggi! - ma il cinema mi ha affascinato e ho iniziato a lavorare ai documentari dopo il diploma”.

Tra la seconda metà degli anni '80 e gli inizi dei '90, Herrmann ha lavorato in pubblicità, viaggiando in tutto il mondo e producendo per grandi clienti, fino a quando non si è unito a Andreas Bareiss nel 1994 per creare la casa di produzione MTM Cineteve. La sua prima produzione a MTM è stata DeathMaker di Romuald Karmakar. “Il film aveva un budget molto piccolo, ma Romuald aveva una strategia intelligente e sosteneva che sarebbe dovuto restare un film da camera, e che dovevamo concentrarci solo su questa stanza senza lasciarla mai”, ricorda. “Il risultato ha avuto un grande successo al cinema e ha vinto molti premi”.

Nel 1994 Herrmann è arrivato a MTM come produttore freelance. “È stata una grande esperienza per me, perché ho imparato cose che altrimenti non avrei mai saputo”, spiega. Nel frattempo, Herrmann ha iniziato a lavorare allo sviluppo del romanzo di Stefanie Zweig Nowhere In Africa, che ha richiesto sette anni dall'esordio del libro sul mercato alla fine delle riprese in Kenya, nel 2001.

“Ho acquisito i diritti del libro quasi subito, prima che diventasse un bestseller”, ricorda, “poi ho iniziato a cercare sceneggiatori e registi. Ho lavorato con vari autori quando ho scelto Caroline Link come regista dopo aver visto il suo debutto Al di là del silenzio. Era quello lo stile che volevo per il film”.

Herrmann non era però sicuro di poter finanziare un progetto così ambizioso (con un budget di 7 milioni di euro) con una regista tanto giovane. Le cose sono cambiate quando Al di là del silenzio è stato nominato all'Oscar al Miglior Film Straniero e Link è diventata un 'nome' in grado di attrarre finanziamenti.

Il resto, come si dice, è storia: Nowhere in Africa è uscito in Germania a fine  2001 ed è stato il maggiore incasso locale del 2002, vincendo cinque statuette ai riconoscimenti nazionali e l'Oscar al Miglior Film Straniero nel 2003.

L'Africa è anche l'ambientazione del nuovo progetto di Herrmann, Desert Flower [+leggi anche:
recensione
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. Sceglie ancora una volta una regista (Sherry Hormann), e passa tre anni a sviluppare lo script prima di girarlo. “Il finanziamento è stato messo insieme in tempoirelativamente brevi – ed era un grosso budget”, aggiunge Herrmann, che sottolinea che girare in inglese ha portato sfide inattese. “In questo progetto, abbiamo imparato i diversi modi di lavorare dei direttori casting tedeschi e anglosassoni. In Germania, siamo abituati a scegliere gli attori e procedere poi con l'ultima fase del finanziamento. C'è sempre una stretta collaborazione perché gli agenti e gli attori sanno che le cose possono cambiare. Le agenzie americane e londinesi vogliono però sapere se hai il denaro e puoi metterlo su un conto fiduciario. Una volta fatto, tutto è possibile”.

Il suo nuovo progetto è Exit Marrakech, col quale è tornato a lavorare con Caroline Link. “Caroline è sempre stata attenta alla famiglia e alle relazioni, e ha deciso di concentrarsi stavolta sulla relazione padre-figlio. Sentivamo che il film non doveva essere ambientato in Germania ed Europa, ma in una situazione più eccezionale, e così siamo andati per due settimane in Marocco. Non avevamo una storia, solo l'idea di un padre e un figlio in viaggio insieme. È stato un diverso modo di lavorare anche perché non stavamo adattando un libro esistente. Avevamo una storia originale basata su un'idea specifica”.

Exit Marrakech – che vede la partecipazione di Samuel Schneider nel ruolo del figlio in competizione col padre, direttore teatrale interpretato da Ulrich Tukur – uscirà a fine 2013 per Studiocanal in Germania.

Guardando avanti, l'Africa non sarà nel prossimo progetto di Herrmann, attualmente in sviluppo, sulla vita del ballerino e partigiano Sylvin Rubinstein. Il tema non è per lui nuovo, dato che l'aveva già visitato nella produzione di un documentario su Rubinstein dal titolo Er tanzte das Leben di Marian Czura e Kuno Kruse nel 2003. Kruse è anche l'autore del libro del 2000 Dolores & Imperio. Die drei Leben des Sylvin Rubinstein. Rubinstein era una star internazionale delle sale da ballo degli anni '30 con le sorelle gemelle nell'opera di flamenco ’Imperio y Dolores’, fino all'occupazione nazista in Polonia. Dopo la guerra, Sylvin divenne una star del flamenco vestito da Dolores, in ricordo della sorella scomparsa nell'olocausto.

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