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Jacques Audiard • Regista

"Ora si batte per le persone che ama"

di 

- CANNES 2015: Jacques Audiard parla del suo nuovo film Dheepan - Una nuova vita

Jacques Audiard  • Regista

Jacques Audiard ha spiegato alla stampa internazionale le sfumature che ha apportato al suo approccio cinematografico con la sua nuova opera, Dheepan - Una nuova vita [+leggi anche:
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Q&A: Jacques Audiard
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, presentata in concorso al 68mo Festival di Cannes.

Quale è stato il punto di partenza di Dheepan- Una nuova vita?
Jacques Audiard: E’ unprogetto che avevo messo in cantiere tempo fa, alla fine de Il profeta [+leggi anche:
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. E’ rimasto un po’ sotterraneo fino a quando i miei co-sceneggiatori Noé Debré e Thomas Bidegain non lo hanno ritirato fuori. All’inizio si pensava anche a un remake di Cane di paglia, anche se ora non ci assomiglia per niente. Desideravo più una storia d’amore. In origine c’era l’idea di considerare il genere come un cavallo di Troia, e così è, ma con un cuore un po’ cupo. Ma con il genere, risultava un film di "vigilante", un genere un po’ stupido e reazionario. Quindi, molto presto abbiamo ricentrato la sceneggiatura su una coppia e l’amore. Poi, c’è questa idea delle Lettere persiane di Montesquieu: che cos’è un persiano? Fare un film francese, in Francia, in cui si parla tamil, era un progetto a priori insensato. Ma ho preso degli attori stranieri e ho spinto le cose abbastanza lontano. Con questo progetto, avevo presentito una grande libertà di creazione e di fabbricazione. E la sceneggiatura è molto cambiata durante le riprese. Faccio sempre così, ma per un film come Un sapore di ruggine e ossa [+leggi anche:
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intervista: Jacques Audiard
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, ad esempio, l’improvvisazione non funzionava. Qui, il 90% di quello che ho girato fuori sceneggiatura è nel film.

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Il film racconta di una famiglia artificiale che ha lasciato una situazione di violenza, la guerra, per ritrovarne un’altra, più urbana. Pertanto, resta molto allusivo su questi due tipi di violenza. Perché?Questa è una cosa che si è evoluta durante lo sviluppo del film. Nelle prime stesure, Dheepanera più un raddrizzatore di torti, ma non è questo che volevo. Non volevo fare un documentario sulla guerra in Sri Lanka, né un documentario su una cité, bensì considerare questi elementi come una sorta di sfondo, senza bisogno di descriverli. In realtà, non sono proprio capace a descriverli. Quindi mi sono detto che sarei stato molto ellittico. Mi sono innanzitutto concentrato sul cercare un modo per affrontare questa storia nei personaggi.

Anche se il film è incentrato sulla storia d’amore, la violenza resta tuttavia uno dei suoi temi prediletti.
Non capisco mai questa cosa. E’ davvero violento? Prendo semplicemente alla lettera la nozione di conflitto drammatico al fine di esacerbare i sentimenti. Che cos’è una falsa famiglia, con un copione totalmente inventato e che, alla fine, diventa una famiglia vera? Prima, Dheepan si batteva per ragioni politiche, ora si batte per le persone che ama. C’è sempre la parola "battersi", è vero. Ma perché si tratta di una cosa che si deve conquistare, niente è già dato.

Quali erano le sue intenzioni sul piano formale?
All’inizio avevo dei propositi per quanto riguarda l’immagine e la luce, ma mi sono dovuto adattare in fase di riprese. Il film rifiutava alcuni effetti formali. Quello che era troppo pensato non si adattava alle riprese, la steadycam, le forzate inquadrature in interni... Quindi alla fine, il film è piuttosto modesto in questo senso, ma ha il cinemascope che dà un’immagine grande dei personaggi piccoli. Inoltre, era necessario fare dei cambi alla direzione della fotografia e alla musica, perché quando lavori da troppo tempo con la stessa squadra, la gente sa troppo bene quello che vuoi.

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(Tradotto dal francese)

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