email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Jacques Toulemonde • Regista

"Sono fiero delle scene che mostrano un’intensità che non si trova in tutti i film"

di 

- In occasione del Festival Black Nights, il regista Jacques Toulemonde ci ha parlato delle riprese di Anna, il suo primo lungometraggio

Jacques Toulemonde  • Regista
(© Canal Cinema+)

Nato in una famiglia franco-colombiana di Bogotà, Jacques Toulemonde vive in Francia dal 2001. Assistente alla regia per molti lungometraggi, si è fatto notare grazie al suo cortometraggio Un juego de niños nel 2010, che ha ottenuto più di una decina di premi internazionali e ha partecipato a oltre 30 festival. 

Presentato in anteprima mondiale alla 19ma edizione del Black Nights Film Festival nella sezione First Features, il suo primo lungometraggio, Anna [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Jacques Toulemonde
scheda film
]
, è stato girato a Parigi e in Colombia. Dopo la proiezione del film davanti alla stampa, il regista ha risposto a una serie di domande. 

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Da dov’è nata la voglia di fare questo film?
Jacques Toulemonde: Sono dieci anni che sogno di fare un film come questo. Volevo farlo con persone che mi sono care – mio padre, tra gli altri, recita nel film. Adoro poter far venire a Parigi persone dalla Colombia e viceversa. È stato davvero fantastico potersi spostare in massa in tutti questi luoghi. 

Ha optato per delle riprese cronologiche. Quali sono state le ripercussioni sul film?
Un film è una questione di energia. L’équipe deve essere toccata dal film quanto lo sono i personaggi ed è per questo che è importante girare in ordine cronologico, attraversare le tappe una dopo l’altra e passare da un luogo all’altro come abbiamo fatto noi. È stato davvero strano iniziare a Parigi dove c’era freddo e ritrovarsi in Colombia con 48 gradi; questo dà un plus al film.

In questo film tutto gira intorno al personaggio di Nathan, interpretato dal giovane Kolia Abiteboul Dossetto. Come l’ha scelto?
Abbiamo visto circa 200 bambini. All’epoca ero in Colombia ed è stato il direttore del casting a occuparsene; quando l’ho visto in video, ho capito subito che era lui. Non è sempre evidente con un bambino, ma ci ha davvero messo molta buona volontà. Alcune scene sono state difficili per lui, erano difficili da girare e ho dovuto motivarlo un po’. Sul momento è stato complicato, ma quando mi sono scusato per avergli fatto pressione mi ha risposto: “Non importa, fa parte del gioco”. È questo che è fantastico di lui, è così naturale. 

Lei dice che la new wave americana degli anni ’70 influenza il suo lavoro. Come si traduce questo in Anna?
È girato in modo abbastanza classico. Mi sono ispirato a film come Una moglie di John Cassavetes. Lo si vede soprattutto nel personaggio Bruno, che si svela nell’arco del film. All’inizio si cerca di non svelare troppo. Durante le riprese mi sono messo a guardare un classico di Jerry Schatzberg, Panico a Needle Park, e ho iniziato a riscrivere tutte le scene. Volevo inserirci il genere di emozioni che si trovano nel cinema che amo e nei personaggi: sono marginali, si battono e soffrono perché non rientrano nella norma. 

Considerando le condizioni a volte difficili delle riprese di Anna, pensa che sia importante uscire dalla zona di comfort?
Per il regista che sono, sì. All’inizio delle riprese, non avevo realizzato la difficoltà del compito che mi attendeva. Amo pensare di essere a mio agio quando devo dirigere gli attori, ma in questo caso, tra il personaggio difficile di Anna e la presenza di un bambino, senza contare il viaggio, la posta in gioco era molto più alta. Volevo usare di più l’improvvisazione, giocare con quello che capitava e vedere dove ci portava. Avevo previsto le cose un po’ in stile Spaventapasseri di Schatzberg, dove si ha da una parte un tipo triste che cerca di rendere le cose divertenti e dall’altra un ragazzo più violento che cerca la sua strada. È il genere di relazione che volevo cercare di stabilire. Usare l’improvvisazione non è affatto restare nella zona di comfort, soprattutto se implica un bambino. Fate dei tentativi, un giorno le cose vanno bene e vi dite: “Ecco! Finalmente ho trovato la soluzione!”. E poi il giorno dopo riprovate la stessa cosa e non funziona più. Allora vi ritrovate a cercare senza sosta un modo per riuscirci. Sono fiero delle scene che mostrano un’intensità che non si trova in tutti i film, perché so che tutti abbiamo cercato di andare oltre ai nostri limiti.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy