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Martin Žiaran • Direttore della fotografia

“Questa nuova generazione di registi non teme la sperimentazione”

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- Il premiato direttore della fotografia slovacco Martin Žiaran ha incontrato Cineuropa per discutere i suoi ultimi progetti, tra cui Hany, girato in un unico piano sequenza

Martin Žiaran • Direttore della fotografia

Il direttore della fotografia slovacco Martin Žiaran, che attualmente lavora a Praga, ha visitato il Visegrad Film Forum a Bratislava per parlare di raffigurazione mentale e funzionalità delle immagini. Dopo aver debuttato con Apricot Island di Peter Bebjak, Žiaran è diventato il beniamino del regista, collaborando con lui a diversi film e progetti televisivi. Al suo obiettivo si deve anche la miniserie televisiva The Case of the Exorcist di Jan Hřebejk, e il suo ultimo film, The Teacher, girato in Slovacchia. Il direttore della fotografia ha parlato con Cineuropa del suo lavoro sul set di The Cleaner [+leggi anche:
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di Bebjak, di Hany [+leggi anche:
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, girato in un unico piano sequenza, e dell’emergere di una nuova generazione di registi.

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Cineuropa: Quando abbiamo parlato con Peter Bebjak (leggi l’intervista), ci ha raccontato delle sue lunghe discussioni sulla fotografia in The Cleaner, e di come lei abbia fatto uso di diverse modalità e stili di ripresa. Cosa ha motivato queste scelte?
Martin Žiaran: Abbiamo parlato davvero molto, ma più che altro riguardo all’atmosfera del film. Non abbiamo preparato una sceneggiatura tecnica perché sapevamo che sul set ci sarebbe stato spazio per l’improvvisazione, è così che lavoriamo. Abbiamo perlustrato a lungo la location per creare un tutto architettonico. Lo abbiamo ricostruito insieme perché l’intento del film era quello di catturare l’atmosfera di Bratislava. Quando si tratta di girare certe scene è una questione di intuizione; non c’è una formula per farlo. Per quanto riguarda la diversità nello stile, è semplicemente il modo in cui era stato scritto. Il film comincia con un montaggio rapido, ma appena il personaggio principale incontra la protagonista femminile, tutto rallenta e si passa all’osservazione – al voyeurismo – fino al momento in cui lui viene smascherato. Poi si passa alla fase in cui vediamo evolvere il rapporto tra i due estranei: è la parte che mi piace di più.

Ha lavorato al progetto ceco Hany, grazie al quale ha vinto il Golden Eye Grand Prize, tra gli altri riconoscimenti. Come è nata l’idea di girare Hany in un unico piano sequenza?
È stata una trovata di Michal Samir, e io lo considero uno sceneggiatore e regista di grande talento. Ha scritto lui stesso la sceneggiatura, e proprio all’inizio c’era questa nota: “Voglio che tutto questo accada in una sola ripresa”, il che era ad un livello di follia che non potevo neanche immaginare. Però questo lo rendeva eccitante e, in un certo senso, affascinante. Michal faceva spesso una battuta: “Non volevo dare ai produttori l’opportunità di tagliare il mio film, ecco perché l’ho girato in una sola ripresa”. Un altro motivo per cui il film si svolge in un unica sequenza è il tema del film. Parla di una generazione che vede il tempo scivolarle tra le dita; il film racconta la storia di quella generazione, la generazione post-rivoluzione, che improvvisamente ha avuto a portata di mano qualsiasi opportunità, ma in troppi si sono limitati a parlarne – il tempo passa e non succede niente. Troppe opportunità diventano un blocco. Per via di questo tema, Michal voleva che gli eventi accadessero in “tempo reale”. Il budget era davvero ristretto, quindi una sola ripresa era una buona soluzione da questo punto di vista. Potevamo permetterci solo tre giorni di riprese, quindi abbiamo dovuto pianificare tutto nei minimi dettagli per poterlo girare in tre giorni. Abbiamo diviso il film in tre parti – drammaturgicamente e tecnicamente – così, ogni notte, abbiamo girato 25 minuti di film in una sola ripresa.

Per quanto riguarda l’innovativo approccio formalistico di Hany nel contesto del cinema ceco, il film non ha ottenuto il successo che ci si aspettava. Secondo lei perché non ha avuto risalto?
Forse è un film che richiede tempo, e spero che le cose maturino. Personalmente, non penso che il film non abbia avuto risalto. Ora i critici parlano di una nuova ondata per il nostro cinema, visto che diversi film cechi acclamati dalla critica sono usciti uno dopo l’altro. Ad esempio c’è The Noonday Witch, della stessa équipe che ha prodotto Hany,un film davvero valido. Ci sono anche I, Olga Hepnarova [+leggi anche:
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. I critici iniziano a definirla la “new-new wave” ceca. In mezzo a tutto questo parlare, si sentono voci secondo cui Hany è stato il punto di partenza di questo cambio di rotta nel cinema ceco, l’origine di una nuova generazione che non teme la sperimentazione. Penso che questo stia avvenendo anche in Slovacchia. Mi piacciono Koza [+leggi anche:
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. Però, in Slovacchia, non si tratta proprio di una nuova generazione, poiché quelli sono già registi affermati. Piuttosto si tratta di una nuova ondata nel cinema – la produzione costa meno e i registi sono più liberi.

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(Tradotto dall'inglese da Lidia Ciavarella)

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