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Sylvain Chomet • Regista

"L'animazione è come il mimo"

di 

- Incontro con il regista di Les Triplettes de Belleville, un successo all’ultimo Festival di Cannes: "Nei film ci sono troppi dialoghi"

Presentato al Festival di Cannes fuori concorso, Les Triplettes de Belleville [+leggi anche:
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scheda film
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ha riscosso un grande successo. Un film innovativo di una bellezza estetica mozzafiato, senza dialoghi, destinato a far parlare di sé. Nonostante le difficoltà incontrate durante la realizzazione l’opera prima di Sylvain Chomet è disegnata con uno stile “retrò” e molto raffinato. Cineuropa ha avuto l’occasione di incontrare il regista e il produttore Didier Brunner.

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Perché fare un film di questo tipo?
Sylvain Chomet: “Sono un disegnatore di fumetti oltre che d’animazione, e nei miei disegni parlo troppo. Ho avuto la fortuna di imparare l’animazione in Inghilterra. Per me l’animazione è l’arte del mimo, quando si può fare a meno dei dialoghi trovo che si metta in primo piano la bellezza del movimento e degli sguardi. Secondo me nei film ci sono troppi dialoghi. La vera prodezza, soprattutto nei film hollywoodiani, è di realizzare delle gag veloci invece che lavorare sul movimento. Quando si guarda Walt Disney ci si rende conto che i primi film erano molto meno ‘parlati’.
L’animazione è un’arte in evoluzione. Spesso è il caso che trova la soluzione. A mio avviso i 12 principi dell’animazione pensati da Walt Disney negli anni ’40 hanno immobilizzato l’animazione. Per me si tratta invece di far vedere che dei personaggi animati possono essere anche degli ottimi attori”.

Il personaggio di Champion il corridore, assomiglia a Fausto Coppi, si è ispirato a lui ?
S.C.: “Champion è il primo personaggio che ho disegnato quando ho pensato alla trilogia delle Triplettes. Pensando al viso del ciclista immaginavo un tipo gentile. Mi sono documentato sul ciclista dell’epoca, ed è vero che Fausto Coppi aveva dei lineamenti molto duri, affilati. Per me i ciclisti sono dei personaggi che assomigliano a dei bambini, persone molto gentili che danno il massimo di sé.

E’ un film nostalgico con un ritmo coinvolgente. L’inizio è molto cartone animato e mano a mano si ha l’impressione di entrare in un libro. E’ d’accordo?
“E’ proprio quello che volevo. Ho iniziato con un disegno animato, il suono ‘mono’ e una immagine rovinata. Entrando nel film ho poi voluto dare l’impressione che si stesse guardando qualche cosa di diverso, non solo un disegno animato”.

Che ruolo ha la musica?
S.C.: “Tutte le musiche sono originali e fantastiche. I musicisti del film suonano degli strumenti di casa, realizzando una musica con il frigorifero e l’aspiratore. E’ molto commovente”.

Si direbbe che i personaggi sono diretti da un regista?
Didire Brunner: “Si, c’è stato un grande lavoro di regia. Ho lavorato con Sylvain e con gli animatori in maniera molto gestuale. Ogni carattere ha un suo movimento, si muove secondo la propria personalità”

S.C.: “L’animazione è cinema, non si può fare cinema con pessimi attori”

Quanto tempo ha impiegato per realizzare il film ?
S.C.: “Abbiamo iniziato il film con la 2D e ci siamo resi conto che avanzavamo molto lentamente, 2 secondi alla settimana. E’ per questo che abbiamo dovuto chiedere l’aiuto degli studi belgi e francesi per l’ultima scena, quella dell’inseguimento in macchina molto lunga e complessa. Sono molto soddisfatto di questa collaborazione che in definitiva ha permesso di finire il film nei tempi stabiliti. Abbiamo lavorato a distanza, trovando dei metodi di lavoro particolari, per provare nuove tecniche per integrare il2D con il 3D. E anche per questo abbiamo perso molto tempo, ma ho capito che lo spirito della 3D è lo stesso della 2D. Sono riuscito a conservare l’estetica del 2D con il 3D.”

A quale pubblico si rivolge il film?
S.C.: “Inizialmente non ho fatto un film per bambini. Ci sono riferimenti a Charles de Gaulle e al Tour de France. Ma credo che in realtà il film possa essere visto dai bambini che spesso capiscono meglio degli adulti. Non ci sono scene violente: c’è una persona che viene uccisa ma non la si vede”.

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