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Alessandro Rak • Regista

“L’idea era di fare in modo che fossero storie universali”

di 

- Abbiamo parlato con il fumettista e regista napoletano Alessandro Rak, in concorso a Venezia 2017 Orizzonti con Gatta Cenerentola

Alessandro Rak  • Regista
(© La Biennale di Venezia - foto ASAC)

AGGIORNAMENTO (7 settembre 2017): Il film è stato proiettato alla 74° Mostra del Cinema di Venezia.

Con la vittoria agli EFA della sua opera prima, L’arte della felicità [+leggi anche:
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intervista: Alessandro Rak
scheda film
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, l’Italia si è ritagliata uno spazio nel mercato dell’animazione europea. Ora il fumettista e regista Alessandro Rak ha realizzato una Cenerentola noir e magica, in Concorso in Orizzonti alla 74a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Anche Gatta Cenerentola [+leggi anche:
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intervista: Alessandro Rak
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 è prodotto dalla giovane factory napoletana Mad Entertainment guidata da Luciano Stella, con Rai Cinema, in partecipazione con Big Sur, in collaborazione con SkyDancersTramp Ltd e O'Groove, distribuito da Videa e venduto da Rai Com.

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Cineuropa: Il tuo secondo film è una rilettura in animazione del racconto classico?
Alessandro Rak: Gatta Cenerentola è firmato da quattro registi, Ivan CappielloMarino GuarnieriDario Sansone e me. E stiamo cominciando a lavorare al successivo, Skeleton Story, tratto da una mia graphic novel. Gatta Cenerentola è il titolo originale dell’opera di Roberto De Simone, ispirato ad una fiaba tratta da Lo Cunto de li Cunti di Gianbattista Basile, che era la prima vera trasposizione scritta della celebre favola di Cenerentola. L’idea alla base del film è di rimanere in questo gioco di ri-raccontare la fiaba, in un contesto storico più contemporaneo, per mantenerla viva. Su quell’archetipo antico abbiamo sviluppato un nostro immaginario, mantenendo del racconto di Basile l’aspetto un po’ più cruento, che mancava nelle trasposizioni più edulcorate. L’abbiamo ambientato nella Napoli di un presente o un futuro improbabile, un po’ pulp e un po’ noir, ma con un senso del magico: la tecnologia degli ologrammi, ormai in disuso e di cui si è persa memoria, diventa qualcosa di incantato. Ci sarà anche tanta musica, diegetica e non.

Qual è stata la tecnica usata?
Abbiamo lavorato in 3D impiegando dei software d’animazione open source come Blender e Anime Studio Pro. Ma il passaggio finale è in due dimensioni e l’aspetto è quello di immagini disegnate con il pennello. 

Raccontaci della Mad Entertainment.
La Mad è una piccola squadra che produce musica, animazione e film di fiction. E’ nata con L’arte della felicità, che è stato il nostro primo lungometraggio d’animazione ed attorno al film si è creata anche un crogiolo musicale della scena partenopea. Si trova nel cuore di Napoli, a piazza del Gesù, nel palazzo storico in cui De Sica ha girato Matrimonio all’italiana e L’oro di Napoli. Ha finito per rappresentare un punto di incontro per persone che vengono da vari ambiti artistici.

Con la vittoria de L’arte della felicità agli European Film Awards  e al London Raindance Film Festival, l’Italia è entrata nel mercato dell’animazione europea.
Beh, è difficile mettersi al pari di Francia e Belgio. E’ una questione di tradizioni culturali diverse. In quei Paesi, come in Giappone, il fumetto e l’animazione rappresentano il pane quotidiano sia per un pubblico adulto che per quello giovane. In Italia dopo gli anni 70 il fumetto si è creato una nicchia di mercato più legata alla fascia adolescenziale dei game players.

Comunque i vostri film sono pensati per un pubblico internazionale?
Con L’arte della felicità e anche ora con Gatta cenerentola, siamo partiti da una ambientazione napoletana ma l’idea non era di lasciarli autoreferenziali, ma fare in modo che fossero storie universali. In Skeleton Story invece non c’è nessun riferimento culturale autoctono.  

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