Alejandro Díaz Castaño • Direttore del Festival Internazionale del Cinema di Gijón
"I cineasti vogliono presentare i loro film a Gijón"
- Alejandro Díaz debutta come direttore del Festival di Gijón. In questa intervista ci spiega le novità della 55a edizione della manifestazione, che si apre il 17 novembre
L’asturiano Alejandro Díaz Castaño è stato già programmatore del Festival di Gijón (FICX) e dopo aver esercitato la stessa funzione a Siviglia, quest’anno torna a Gijón come nuovo direttore. Abbiamo parlato con lui di quale sarà il nuovo corso di uno degli eventi cinematografici più longevi e stimolanti di Spagna.
Cineuropa: Come si sente alla vigilia dell’inizio del festival, che lei dirige per la prima volta?
Alejandro Díaz: Normale: nervi e vertigini, sensazioni che chi fa questo mestiere conosce già, anche se quest'anno è speciale, ma sono comuni a qualsiasi festival internazionale. Tra il 2009 e il 2011 ho cominciato lavorando qui, poi ho trascorso cinque anni a Siviglia e ora torno a Gijón come direttore. È un ritorno a casa e una riunione con i colleghi che lavorano al festival da più di vent'anni: un team ben collaudato e super professionale.
Questa sua nuova direzione porta con sé una nuova linea editoriale o segue il percorso tracciato in passato?
A metà degli anni '90, la FICX ha cominciato a guadagnare fama internazionale, scoprendo film indipendenti e d’autore. Quella etichetta arriva fino a oggi: quando giri i festival internazionali, vedi che il festival di Gijón continua ad avere prestigio nell'ambiente professionale del mondo del cinema. L'idea è di portare avanti questo impegno con i cineasti che speriamo siano i grandi nomi del futuro e con la presenza di altre personalità riconosciute che sono habitué del festival, come Eugène Green o Hong Sang-soo.
Quali saranno le coordinate della nuova scommessa del festival: la sezione dedicata all’industria?
Siamo molto contenti degli Industry Days, perché l’avevamo impostata come un'edizione zero, o pilota, e alla fine è risultato un programma di attività molto interessante. In passato, iniziative per l’industria c’erano già state qui, in modo puntuale, e la nostra idea era di inaugurare una sezione che rimarrà negli anni a venire come luogo di incontro per professionisti, sia spagnoli e asturiani che internazionali che vengono al festival, dove emergano sinergie, ci si conosca e si condividano progetti. Ci sarà anche un caso di studio di El secreto de Marrowbone [+leggi anche:
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intervista: Sergio G. Sánchez
scheda film], con il suo regista, Sergio G. Sánchez, e di Verano 1993, con Carla Simón e il suo produttore. Inoltre, tavole rotonde di programmatori di festival, come quello di Locarno o Clermont Ferrand, e una sessione di work in progress, con progetti in fase embrionale, in modo che possano essere valutati da programmatori e produttori. Alcune di queste attività saranno aperte al pubblico. Tutto questo è nel programma (disponibile qui).
Cosa metterebbe in evidenza della programmazione, che la entusiasma di più?
L’avere tre registi come punti focali quest'anno: Valie Export, cineasta austriaca impegnata nel mondo della video art e delle performance, che trascende la pura cinematografia: è una veterana del cinema femminista militante degli anni Sessanta; anche il fatto di portare Carla Simón ed Elisa Cepedal, una promettente cineasta asturiana. Inoltre il tema della première ci entusiasma: il titolo inaugurale, El futuro que viene, diretto da Constanza Novick e prodotto da Lisandro Alonso, che avrà la sua anteprima europea qui, o la prima mondiale del nuovo film di Eugène Green, i cui film precedenti sono stati presentati a Berlino, a Locarno e a Cannes: per noi è un onore avere questa prima; o Marc Recha, che ha gareggiato anni fa nella sezione ufficiale di Cannes, e lancia in anteprima il suo nuovo film a Gijón: questo segna una differenza, è una questione di fiducia; i registi vogliono presentare i loro film a Gijón.
Qualcosa da aggiugere alla vigilia del festival: cosa vorrebbe che il pubblico percepisse?
Vorrei sottolineare la presenza del cinema europeo e di coproduzioni continentali: il cinema francese è molto presente, con la prima in Spagna del film inedito di Jean-Luc Godard: Grandeur et décadence d'un petit commerce de cinéma; Les fantomês d'Ismaël di Arnaud Desplechin, che ha aperto Cannes e potrà essere visto in versione integrale a Gijon; Les sept déserteurs ou La Guerre en vrac di Paul Vecchiali, regista acclamato in Francia che avrà la sua prima spagnola, e molti altri autori. Questo sostegno al cinema europeo ci permette di avere quest'anno quasi il doppio degli incontri con il pubblico: è più accessibile per un festival di budget limitato portare registi dal nostro continente. Ci saranno più di 200 proiezioni e 80 di queste avranno incontri con il pubblico: oggi non possiamo mostrare solo i film e lasciarli senza accompagnamento. È importante che il pubblico riceva questo bonus rispetto a ciò che è una proiezione normale. Notiamo molto entusiasmo nelle persone: si tratta di divertirsi, imparare e guardare film che normalmente non si vedono sugli schermi commerciali.
(Tradotto dallo spagnolo)
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