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CANNES 2018 Semaine de la Critique

Anja Kofmel • Regista

“La nostra società è vulnerabile e facilmente manipolata dalla politica e dai media”

di 

- CANNES 2018: Cineuropa ha parlato con la regista svizzera Anja Kofmel, il cui documentario d'animazione Chris the Swiss ha avuto la sua première mondiale alla Semaine de la Critique di Cannes

Anja Kofmel  • Regista
(© Semaine de la critique/Aurélie Lamachère)

Cineuropa ha parlato con la regista svizzera Anja Kofmel, il cui documentario d’animazione Chris the Swiss [+leggi anche:
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intervista: Anja Kofmel
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, ha avuto la sua première mondiale alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes.

Cineuropa: E’ un film molto coraggioso e molto personale per lei. Qual è stata la cosa più difficile per lei nel suo film?
Anja Kofmel:
Se ho imparato qualcosa durante la realizzazione di Chris the Swiss, è che in questa storia niente è solo bianco o nero. Questo vale anche per i miei intervistatori oltre che per Chris e me stessa. La mia ricerca mi ha permesso di dare uno sguardo all’interno di una realtà brutale, un grido lontano da qualsiasi altra cosa che ho conosciuto prima. Ho avuto momenti in cui ero davvero spaventata. Allo stesso tempo, ho provato una certa attrazione per questo mondo cupo e mi sono resa conto di poter anche trasmettere qualche parte cupa e potenzialmente negativa di me, come ognuno di noi probabilmente fa.

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Chris the Swiss è la storia di come alcune forze scatenino esattamente questi angoli bui e abusino della popolazione per aumentare il proprio potere. E’ la storia di come la guerra e la crudeltà distruggono persone, famiglie e società, e su come basti poco per far crollare una civiltà, non solo nell’ex Jugoslavia ma in qualsiasi parte del mondo. La pace è preziosa ma è una condizione instabile e noi dovremmo prendercene ben cura. Spero vivamente che attraverso questo mio film, questo messaggio possa arrivare a più persone possibili.

Viene dal mondo dell’animazione che ha usato in maniera molto creativa in questo film. Può parlarci un po’ di questo processo?
Ho capito ben presto che questa storia era piena di teorie sulla cospirazione e di vicoli ciechi, e che potesse essere messo insieme solo da un approccio soggettivo e personale. L’animazione non è limitata da leggi fisiche, è uno strumento così potente quando affronta argomenti come la guerra. Grazie ai disegni, il pubblico può seguire i protagonisti da molto vicino, condividere i loro problemi e dubbi, e seguire il loro trauma graduale nel corso del film. Da un lato, il documentario è capace di catturare le emozioni umane. Offre ai testimoni una piattaforma così possono dirci la loro versione della storia. E infine, il materiale documentario ci ricorda che tutto ciò è davvero accaduto. 

In Chris the Swiss, l’animazione rappresenta il mondo del passato, il mondo delle realtà interiori e delle possibilità. Penso che l’animazione in bianco e nero calzi a pennello con i temi del ricordo evanescente, delle paure personali, dei traumi e dell’incubo della guerra. 

Come ha pensato e realizzato una struttura così complessa, con materiale d’archivio, interviste e animazione?
Prima abbiamo ripreso il materiale documentario, mentre facevamo delle ricerche. Ho scritto la sceneggiatura basandomi su questo materiale e sugli archivi che avevo in mente. Poi ho aggiunto le interviste, le voci fuori campo e la parte animata e di finzione della storia.

La parte più impegnativa della produzione è stata la fase di montaggio, trovare un equilibrio tra azione dal vivo, archivi e animazione. Volevo avere rapidamente una struttura grezza per il film – solo per assicurarmi che fossimo sulla pista giusta e che potessimo dare il via libera alle costose sequenze d’animazione. Ma come puoi trovare la struttura e il ritmo quando manca metà del materiale? Abbiamo iniziato il montaggio con pannelli di testi e pian piano li abbiamo sostituiti con storyboard, animatic e animazioni in diverse fasi. E pian piano, abbiamo acquisito il controllo sul film. Ma in tutta onestà, non lo sapevo ancora fino all’ultimo momento se ciò che avevo in mente avrebbe davvero funzionato.

C’è stato anche molto dibattito politico in Croazia sul suo film: vorrebbe commentarlo?
A dir la verità, sono davvero stanca di questa questione. Mi rattrista il fatto che il mio film sia utilizzato in maniera inappropriata per scopi politici, per mettere a tacere spiriti liberi e artisti, e per nuocere all’industria cinematografica in Croazia. In una democrazia, si dovrebbe avere la possibilità di parlare di qualsiasi argomento purché il dibattito sia civile e sia basato sui fatti.

A mio parere, Chris the Swiss non è un film sulle guerre in Jugoslavia, e di certo non sulla questione della colpevolezza. E’ un film antibellico che mostra cosa fa la violenza alle persone; è su come sia vulnerabile la nostra società e su come possiamo essere facilmente manipolati dalla politica e attraverso i media. Ironicamente, questo è esattamente ciò che ci sta accadendo. Siamo stati per più di due anni nel mirino della stampa, senza che nessuno dei giornalisti avesse visto il film o si fosse avvicinato a noi per una dichiarazione. Secondo me è davvero importante parlare apertamente del passato affinché non si verifichino di nuovo tali atrocità.

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(Tradotto dall'inglese da Francesca Miriam Chiara Leonardi)

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