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Jean-Stéphane Sauvaire • Regista

"Una lotta contro i propri demoni"

di 

- Jean-Stéphane Sauvaire parla del suo incisivo Une prière avant l’aube, svelato al Festival di Cannes e in arrivo nelle sale

Jean-Stéphane Sauvaire • Regista

Incontro a Parigi con Jean-Stéphane Sauvaire, un cineasta francese che traccia il suo percorso originale fuori dai confini del suo paese natale. Rivelatosi con Johnny Mad Dog [+leggi anche:
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, premiato a Un Certain Regard al Festival di Cannes 2008, ha di nuovo galvanizzato la Croisette l'anno scorso in Proiezione di mezzanotte con il suo secondo lungometraggio di finzione, Une prière avant l’aube [+leggi anche:
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intervista: Jean-Stéphane Sauvaire
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, un film interpretato dall’inglese Joe Cole (John Shelby nella serie Peaky Blinders) e lanciato nelle sale francesi questa settimana con Wild Bunch.

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Cineuropa: Quando la sua produttrice le ha fatto scoprire il libro autobiografico di Billy Moore, che cosa l’ha spinta ad adattarlo?
Jean-Stéphane Sauvaire
: C'era un vero mix tra la prospettiva di un film di genere, di prigione e di boxe, che è sempre interessante da filmare perché sono universi belli, e il fatto che sia basato su una storia vera, il che mi ha permesso di confrontare il reale con la finzione, il documentario con il film di genere.

E la boxe thailandese?
Era anch’essa interessante perché ci sono pochissimi film sulla boxe thailandese, tranne Ong-Bak e altri che sono film di arti marziali più spettacolari. Portava qualcosa di diverso dal pugilato che siamo abituati a vedere nei film. Sono anche universi che mi piacciono, fisici, di confronto, di violenza, di corpi molto più che di dialoghi. 

Perché solo attori non professionisti, a parte Joe Cole nel ruolo principale e il direttore della prigione?
Quello che mi interessa è trovare qualcosa di autentico. Mi sono detto che gli ex prigionieri potevano portarmi questa esperienza in modo che il film fosse reale, e non solo la fantasia di uno sceneggiatore o di un regista. Le tappe del film sono sia una riflessione sulla mente del personaggio principale, vale a dire Billy nella sua lotta contro i propri demoni, e su come questi demoni si esternano attraverso coloro che lo circondano, questi membri di gang thailandesi con i loro corpi tatuati dalla testa ai piedi. La maggior parte di loro ha passato da 10 a 15 anni in prigione. E i pugili del film, che sono pure ex prigionieri, hanno anche corpi diversi, scolpiti dall'addestramento. Questo non lo si può inventare con un attore. L'unico a non averlo era Billy, ossia Joe Cole che ha dovuto quindi lavorare sul suo corpo, prepararsi prima delle riprese, allenarsi nella boxe in modo che il suo corpo diventasse un po’ un’armatura, e che potesse affrontare gli altri in questa prigione dove viene gettato in pasto a tutti, dove deve sopravvivere in un ambiente ostile, dove finirà per ritrovare se stesso e trovare la propria libertà paradossalmente in un luogo chiuso.

Tutti i suoi film esplorano il tema della violenza. Perché questa tematica l’affascina così tanto?
Mi sembra di avere una continuità. Johnny Mad Dog finiva con quei bambini abbandonati dopo la guerra, dopo aver vissuto tutti quei traumi ed essere stati costretti a uccidere. Come gestiranno questa violenza quando diventeranno adulti? Billy, è un po’ più grande, è stato picchiato da suo padre, si è rifugiato nella droga. Come prende coscienza di dover uscire dalla droga e dalla violenza, perché altrimenti è un suicidio? I suoi tre anni di carcere sono il suo lavoro sulla propria violenza e la boxe è la sua terapia. La mia riflessione sulla violenza è come possiamo uscirne quando ti prende? Ed essa può raggiungere tutti a diversi livelli. Come possiamo gestirla, cercare di esorcizzarla, superarla, combatterla? Questo la rende anche una violenza per la sopravvivenza, quasi una violenza reale, mentre il cinema tende alla violenza come intrattenimento. Quello che mi interessa, come in Une prière avant l’aube, è cercare di capire questa violenza più reale.

A che punto è il suo progetto Addicted to Violence?
E’ la storia di un fotografo che lavora sulla violenza e che viaggia per il mondo, in diversi paesi (Guatemala, Afghanistan, Siria, ecc.), che cerca di comprendere la violenza che vede, ma che ne rimane sempre più colpito. E’ su come andrà fino in fondo a una certa violenza per capirla. Ho finito una prima versione della sceneggiatura, il progetto è in fase di finanziamento, e nel frattempo continuo le mie ricerche sull'argomento.

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(Tradotto dal francese)

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