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VENEZIA 2022 Concorso

Gianni Amelio • Regista di Il signore delle formiche

“C’è risonanza nell’oggi nel mio film sul processo ad un poeta omosessuale nel ‘68”

di 

- VENEZIA 2022: Per il regista italiano il processo ad Aldo Braibanti di 50 anni fa è l’occasione per denunciare l’omofobia di ieri e di oggi

Gianni Amelio • Regista di Il signore delle formiche

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di Gianni Amelio, in gara per il Leone d'oro, in sala in Italia dall'8 settembre con 01 Distribution, ricostruisce il caso di Aldo Braibanti, il poeta, scrittore, drammaturgo emiliano, omosessuale, accusato di aver plagiato un suo studente, maggiorenne, il quale subì, per volere della famiglia, l'elettroshock e l'ospedale psichiatrico. Ne abbiamo parlato con il regista.

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Cineuropa: Il processo Braibanti e il suo film possono raccontarci qualcosa dell'Italia di oggi?
Gianni Amelio: Il film si rispecchia nell’oggi ma non nella stessa forma. La Storia si ripete ma non si ripete mai uguale. Oggi la parola plagio si usa solo in campo musicale, quando qualcuno ruba le note di una canzone. Però ci sono altre forme di plagio, che spesso sono invisibili. Oggi abbiamo le unioni civili - anche se qualcuno ha detto “dovete accontentarvi” -, e nello stesso tempo abbiamo la notizia di una signora che ieri ha chiamato la polizia perché aveva visto due persone dello stesso sesso baciarsi. Ecco dove sta il pericolo. Ecco dove sta la nostra mancanza di amore ed empatia. Il progresso non si è compiuto fino in fondo. Ma guai a non avere fiducia nel futuro. Con questo film mi piacerebbe aiutare quel maestro o maestra di scuola materna che vorrebbe avere la possibilità di esprimere il proprio amore per un altro uomo o donna, senza che i genitori corressero a portar via i bambini dalla scuola.   

Il film si basa su fatti reali, il nome di Aldo Braibanti è rimasto, ma sono cambiati quelli della famiglia del giovane uomo che sarebbe stato vittima del plagio. Perché?
E’ un film incentrato su Aldo Braibanti e sulle persone che nel tempo sono venute a contatto con lui, soprattutto nella fase del processo. Ho cambiato i nomi dei membri della vera famiglia che accusava Braibanti perché non volevo farne un fatto personale. Se io avessi mostrato come sono andate le cose, ricostruendo fino all’ultimo dettaglio, qualcuno avrebbe pensato che quella famiglia si era comportata in un certo modo, mentre altre famiglie si sarebbero comportate diversamente in quella circostanza. Io volevo allargare il discorso. Ho voluto rendere quella famiglia simbolica della mentalità della famiglia classica della provincia italiana in quel determinato momento storico.

Nel film ci sono diverse figure femminili. Braibanti sembra avere un ottimo rapporto con la madre ma mostra anche una certa misoginia.
C’è una scena in cui a essere rimproverato con durezza da Braibanti è un ragazzo. Potrebbe esserci un tratto di misoginia, non ho santificato Braibanti. Lui nel film certamente non è empatico, durante il processo si mostra arrogante e non risponde ai giudici finché non viene convinto a difendersi dal giornalista.

Ho tratteggiato quattro figure di donna che rappresentano altrettanti aspetti della coscienza femminile. C’è una madre che pensa che l’omosessualità sia una malattia e cerca di “guarire” il figlio omosessuale. Non possiamo giustificarla ma possiamo capirla, inserirla nel suo tempo. Poi abbiamo una madre affettiva fino a sacrificare se stessa, la madre di Braibanti. Nel film non ho potuto raccontare che quando Braibanti, partigiano durante la II guerra mondiale, fu catturato dai nazifascisti, lei è andata di persona a chiedere la sua liberazione. Poi c’è una ragazza che rappresenta la donna moderna, che si apre alle novità della società, una donna che partecipa al ‘68, che si pone al centro di una protesta per quel processo indegno. Una piccola protesta perché all’epoca la gente si vergognava di manifestare davanti al tribunale per il processo ad un “invertito”, come si diceva allora. Infine c’è una ragazza di 16 anni, che io trovo un personaggio toccante, bellissimo, che forse è innamorata segretamente di Ettore, e che quando il ragazzo è ormai partito per andare a vivere con Braibanti e la loro relazione è ormai impossibile, si occupa ancora di lui. Va a casa di Ettore a pulire, proprio mentre il ragazzo è rinchiuso in una clinica psichiatrica. E’ una donna che ama al di là del sesso.

Nel film non viene utilizzata una colonna sonora originale. Quali scelte ha fatto per le musiche?
L'ouverture di Oberto conte di San Bonifacio di Giuseppe Verdi è il leitmotiv di molte scene del film. Poi c’è l’ouverture dell’Aida, di cui si vede poi una rappresentazione e c’è anche una scelta esclusivamente sentimentale e personale, una musica non diegetica: una canzone di Ornella Vanoni. Cerco sempre di mettere una canzone di Ornella Vanoni nei miei film, da quando ho letto un’intervista in cui Ornella spiegava che l’ultima volta che aveva pianto era stato guardando il mio film Le chiavi di casa [+leggi anche:
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. Infine brani d’epoca molto americani, ballabili da tormentone, come Slip Walk di Santo & Johnny e It’s Only Make Believe di Conway Twitty.

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