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SEMINCI 2023

Antonio Méndez Esparza • Regista di Que nadie duerma

"Tutti noi ci facciamo film nella nostra testa"

di 

- Il regista spagnolo residente negli Stati Uniti parla della coproduzione tra il suo Paese natale e la Romania per il suo adattamento dell'omonimo romanzo di Juan José Millás

Antonio Méndez Esparza  • Regista di Que nadie duerma
(© Seminci)

Que nadie duerma [+leggi anche:
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è la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Juan José Millás firmata da Antonio Méndez Esparza (La vida y nada más [+leggi anche:
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), che ha collaborato con Clara Roquet (Libertad [+leggi anche:
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intervista: Clara Roquet
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) alla stesura della sceneggiatura di questa coproduzione ispano-rumena presentata alla 68ma Seminci - Semana Internacional de Cine de Valladolid.

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Cineuropa: Si tratta di un film di genere indefinito con protagonista Malena Alterio, un'attrice legata alla commedia. Questo ha a che fare con l'universo di Millás o è un contributo degli sceneggiatori?
Antonio Méndez Esparza:
Siamo partiti dal romanzo, ma come sceneggiatori ci siamo chiesti quale fosse l'essenza della storia. L'originale è piuttosto onirico e fantastico, noi abbiamo inserito questa parte nell'universo interiore del personaggio di Malena e non è così letterale come nel libro. I colpi di scena nel film sono stati ricercati, come parte della storia che doveva essere gestita, perché richiedeva tali colpi di scena. Decidendo di adattare questo romanzo, abbiamo dovuto impegnarci in questa storia, che è difficile da classificare, perché potrebbe essere simile a un film horror e allo stesso tempo comica, di genere o realistica. Sono elementi che abbiamo messo insieme.

Perché scegliere Clara Roquet come co-sceneggiatrice? Che cosa ha la regista di Libertad che altri non hanno?
Quando le ho parlato non aveva ancora finito il suo film, ma avevo lavorato con Carlos Marqués-Marcet e Jaime Rosales, e poiché mi considero uno sceneggiatore limitato e l'adattamento era al di là della mia portata, avevo bisogno di una compagna di viaggio. E mi è sempre piaciuta l'idea di alcuni registi argentini o asiatici, che scrivono in due o tre, una combinazione molto ricca che finora non si era presentata perché i miei film precedenti erano collaborazioni con attori e con lunghi processi di ripresa, quindi ho sempre inteso la scrittura come uno scambio. Ma qui ho trovato una scrittrice che dà una sfumatura a tutti i personaggi che io non avevo trovato e con una grande padronanza strutturale.

Nei suoi film precedenti la musica non c'era quasi mai, invece nel suo nuovo film è fondamentale.
Nel romanzo, l'opera Turandot di Giacomo Puccini ha una forza particolare e la musica è un personaggio principale del film, lo completa. Senza di essa il film non avrebbe così tanti strati. Ecco perché per me è fondamentale.

Que nadie duerma affronta, tra le altre cose, la questione del perché costruiamo le finzioni. Per affrontare i suoi conflitti, la protagonista Lucía fa un film.
Sì, c'è una capacità di immaginare: tutti sogniamo e divaghiamo, inventiamo storie. Il cinema è un veicolo magistrale per esplorare sogni e aspirazioni, quei mondi interiori che sono molto nostri e che non condividiamo, ma lo schermo ci dà l'opportunità di farlo. I miei film precedenti erano molto realistici, invece questo è più psicologico, più vicino a un sogno.

Parla anche di nutrirsi della realtà, cosa che lei fa nel suo lavoro. Prende il suo film come un'autocritica?
Certo che sì! È uno degli elementi del romanzo che mi ha messo più a disagio e con cui mi identifico molto. È una domanda su cui rifletto. Non ho una risposta, ma devo accettarlo.

Il film è il ritratto di una sopravvissuta che si reinventa e anche la cronaca di una cattiveria non annunciata, con la sorpresa del colpo di scena finale.
Sì, è quasi un tradimento, e amo la parola cattiveria, che non è molto usata nella vita quotidiana. Parlando con Clara Roquet, volevamo che Lucía sbocciasse inizialmente e poi sperimentasse quel tremendo colpo di scena finale.

Con questo progetto lei è tornato in Spagna. Ha altri progetti in Europa o vedrà quello che viene?
Vivo negli Stati Uniti e ho un paio di progetti in corso, ma sono in fase di sviluppo iniziale, niente di immediato. Le riprese nel mio Paese sono state le più grandi e professionali che abbia mai fatto, con troupe più grandi, ma mi sono sentito molto a mio agio.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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