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Mimoun Oaïssa • Attore

"Prima di tutto, siamo tutti esseri umani"

di 

- Un comico e attore affermato svela la sua dote più importante: un’intelligenza indefinibile

Mimoun Oaïssa è nato in Marocco nel 1975, e ha studiato recitazione presso scuole teatrali ad Amsterdam e a New York. Era nel gruppo teatrale Toneelgroep di Amsterdam e, sin dal 1994, ha lavorato in varie serie televisive e film. E’ stato l’ispiratore ed il protagonista del film Shouf Shouf Habibi, che gli ha valso un premio speciale della Giuria al Dutch Film Festival nel 2004, oltre ad una nomination nella categoria miglior attore. L’anno successivo, la sua interpretazione nel ruolo di Amimoun in Het Schnitzelparadijs [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Martin Khoolhoven
intervista: Mimoun Oaïssa
scheda film
]
(Schnitzel Paradise) gli ha portato il premio (condiviso insieme ad altri attori del cast) al miglior attore non protagonista.

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Cineuropa: Ci puoi raccontare qualcosa sulla tua esperienza dei due ruoli in Shouf Shouf Habibi e Het Schnitzelparadijs ?
Mimoun Oaïssa: In Shouf Shouf Habibi interpreto Ap, un ragazzo che tenta di realizzare il suo sogno ma che continua a trovare ostacoli sul suo cammino, mentre in Het Schnitzelparadijs, faccio più il buffone. Naturalmente sono due film diversi, Shouf Shouf Habibi era una tragicommedia e c’erano degli aspetti più drammatici. Het Schnitzelparadijs è una commedia pura nel vero senso del termine. Ho collaborato nella creazione di entrambi i personaggi, sebbene in Shouf Shouf Habibi, ero proprio uno degli ispiratori e delle forze trainanti del film, mentre in Het Schnitzelparadijs ero soltanto un attore scelto per il ruolo. Anche così, sono stato in grado di dare molto alla parte; credo che almeno l’80% dei dialoghi del personaggio siano usciti dalla mia penna.

Quanto ti riconosci in Ap di Shouf Shouf Habibi ed in Mimoun di Het Schnitzelparadijs?
Credo ci debba essere una distinzione chiara tra cosa porto ad un personaggio come attore e quanto della mia personalità instillo nella parte. In qualità d’interprete ho partecipato attivamente alla creazione dei due personaggi, ma nessuno dei due può dirsi autobiografico. Uso raramente le mie esperienze personali nella costruzione dei ruoli. Certo, sono sempre alla ricerca di una tecnica per entrare in contatto con i problemi del personaggio e con la tematica della storia, ma si tratta di un livello più astratto.

Che influenza hanno avuto i due titoli sul pubblico e sulla società olandesi?
Shouf Shouf toccava più da vicino i problemi reali dell’integrazione e dello scontro culturale, ma in definitiva, credo che entrambi i film siano stati accolti bene dal pubblico semplicemente perché erano film nazionali di qualità, come ancora non se ne vedono molti, purtroppo. C’è stata una buona reazione anche perché credo che il film offra ai giovani una prospettiva su quanto sta accadendo nel paese, cosa profondamente diversa dai toni seri, e forse troppo semplicistici nella loro dicotomia, dei dibattiti pubblici e degli articoli dei giornali. Un film offre a chiunque la possibilità di vivere i fatti raccontati, di identificarsi nei personaggi; è un genere di esperienza più emotivo. Alla fine, per esempio nella cucina di Het Schnitzelparadijs, un microcosmo della società olandese, ogni personaggio dimostra che prima di essere qualsiasi cosa, siamo tutti essere umani, una stessa condizione che ci accomuna. In più, credo non ci siano abbastanza film in grado di parlare direttamente alle famiglie degli immigrati ed ai giovani, specialmente nelle grandi metropoli, dove comunque costituiscono il 50% della popolazione; semplicemente, i giovani non si riconoscono nei film olandesi che sono stati fatti per loro ultimamente. Con Shouf Shouf e Het Schnitzelparadijs, gli offriamo qualcosa in cui possono identificarsi ma che, nello stesso tempo, non esclude chi non vive la loro particolare esperienza. Credo che questo possa in parte spiegare le ragioni del successo dei due film.

Shouf Shouf Habibi è arrivato, o presto arriverà, nelle sale di circa 40 paesi; che tipo di richiamo internazionale possono avere film come Shouf e Het Schnitzelparadijs?
Credo che l’esperienza dell’immigrazione non sia inerente ad un unico paese o ad una particolare cultura; Tutti possiamo identificarci nel disagio di trovarsi inadeguati o di non adattarsi ad un ambiente. Il contesto della cucina di Het Schnitzelparadijs è certo un luogo famigliare a molti. Devo dire che quando si lavora ad un film, non si riflette molto sulla potenziale universalità del suo messaggio, si tenta soltanto di fare un buon film per quel particolare interlocutore cui ci si voleva rivolgere, in questo caso, i giovani olandesi. Se viene accolto bene anche all’estero, beh, quella è solo la ciliegina sulla torta.

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