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José Luis Guerín • Regista

"L'unico continente che comprendo è quello del cinema"

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En la ciudad de Sylvia [+leggi anche:
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scheda film
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, ultimo film del regista spagnolo José Luis Guerín, è stato presentato in competizione ufficiale alla Mostra di Venezia (leggi la news). Questo titolo, che esce in Spagna il 14 settembre, segue le avventure di un sognatore (Xavier Lafitte) che torna a Strasburgo dopo molti anni nella speranza di ritrovare Sylvia. La vede ovunque, nei volti di tutte le donne che incontra per strada e alla fine si mette a seguire una di queste (Pilar López de Ayala), che potrebbe essere proprio lei.

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Cineuropa: Lei è un regista spagnolo che ha scelto di girare in una città molto europea, Strasburgo. Vede la sua opera come un film europeo?
José Luis Guerín: Non penso al cinema come spagnolo, francese, europeo o americano. Credo che bisognerebbe vedere il cinema come un continente a parte. L'unico continente che concepisco è quello del cinema. Non si può dire del cinema francese, o spagnolo, che è buono o cattivo: la settima arte è fatta di film individuali. Fino agli anni '60 si poteva parlare di gruppi di registi, perché lavoravano insieme e redigevano manifesti, ma tutto questo non c'è più. Noi, i registi di oggi, siamo individui molto solitari. Il continente cinema è l'unica patria del cineasta, legato agli altri registi solo da un misterioso sentimento fraterno.

Perché ha scelto Strasburgo come città di Sylvia?
E' molto semplice: perché nessuno l'ha mai filmata ed è una città che mi piace. Abbiamo cercato una città la cui identità fosse un po' ambigua. Nel sonoro si possono distinguere tante lingue diverse. Strasburgo è come una città straniera, sia per i francesi che per i tedeschi. E' la città ideale come luogo colonizzato dai fantasmi di una donna. E' anche una città dove è facile fare le riprese. Non c'è quasi traffico; quello che c'è è fatto di gente a piedi e di tram che si muovono a un ritmo armonioso, come una sinfonia. Tutto il film è stato girato in luoghi pubblici – che fanno pendant con l'intimità dei personaggi – e il ruolo di questo movimento nella città è stato fondamentale. Devo ringraziare anche la Regione Alsazia per il suo aiuto generoso.

Come ha lavorato su questo contrasto tra i personaggi e il loro ambiente?
Quando il nostro sognatore vede una donna, non vede che lei e il resto scompare. Quando il campo si allarga, allora vediamo tutti i tratti di una grande città: il venditore di rose pakistano, gli africani che smerciano borse contraffatte, i romeni con le loro fisarmoniche, la senzatetto all'angolo. Una tensione costante tra il punto di vista del sognatore e ciò che accade attorno a lui, come chiunque viva in una grande città. Anche quando il personaggio non è nell'inquadratura, la presenza di una senzatetto intravista poco prima continua a evocare lo spettro di questa donna. Questo genere di misteri non possono diventare visibili che in un film.

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