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Nae Caranfil • Regista

"C'è una cortina di ferro tra cinema commerciale e strategie festivaliere"

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Nae Caranfil è stato, per molti versi, l'unico regista a tenere alta la bandiera del cinema rumeno negli anni '90. A 48 anni, con quattro successi alle spalle (È Pericoloso Sporgersi, Asphalt Tango, Dolce far niente e Filantropica), Caranfil ha finalmente realizzato il film sognato per oltre vent'anni. The Rest Is Silence [+leggi anche:
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narra la storia del making of del primo lungometraggio rumeno, in un'opera cinematografica che affronta la maturazione di un giovane artista. Molto simile a quel Caranfil che, nel 1988, ne aveva scritto la sceneggiatura.

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Cineuropa: Che tipo di rapporto ha con il suo produttore Cristian Comeaga, e quanto assomiglia alla storia del giovane regista Grig?
Nae Caranfil: Quando iniziai il lavoro su questo script, Cristian non pensava neanche che sarebbe divenuto produttore. Nel 1988 i produttori erano simpatici camerati del Ministero della Cultura. Ho cercato di mostrare l'intima essenza del rapporto tra regista e produttore, o meglio tra artista e finanziatore: o, meglio ancora, tra arte e denaro. È una relazione appassionata, fatta d'odio e d'amore, e penso che questo renda il film interessante.

Perché ritiene che, nonostante i suoi sforzi, il film non abbia avuto una carriera facile ai festival?
I festival sono una cosa strana. Non sono pensati per il pubblico in genere, ma solo per quello di nicchia. Hanno una strategia che è quella di promuovere film che non sono stati creati per attrarre pubblico. Buoni o cattivi, sono spesso difficili da capire. E solo un film creato per attrarre pubblico può essere buono o cattivo, come anche un film d'autore. Non esiste una gerarchia assoluta di elementi che inserisca un film nella categoria "Arte Cinematografica". I grandi film di Chaplin sono tra le cose più vicine al gusto del pubblico, eppure sono dei capolavori del cinema.

Credo che quello che sta accadendo ora nel mondo dei festival non vada bene. Ci troviamo di fronte ad una "cortina di ferro" che divide cinema commerciale e strategie festivaliere. Il cinema europeo ed americano rifiutano di comunicare tra loro, come negli anni '70, e per questo i film hollywoodiani diventano sempre più stupidi e quelli europei più difficili da vedere.

Pensa che il suo film avrà una distribuzione internazionale?
I distributori internazionali sono molti diversi dagli attori, dai registi o dai produttori. Investono i loro soldi, non hanno sostegni, non investono denaro di altra gente. Ed ecco la ragione per la quale hanno paura di provare e di rischiare, e preferiscono vendere sempre la stessa pellicola, se ha successo. The Rest is Silence non è un mediocre filmetto di genere che si può piazzare facilmente sul mercato, e abbiamo bisogno quindi di un distributore davvero coraggioso e creativo. Sono sicuro che, prima o poi, lo troveremo.

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