email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Nacho Vigalondo • Regista

"Uno sforzo d'immaginazione costante"

di 

- Nominato nel 2003 all'Oscar per il miglior cortometraggio, il giovane regista spagnolo ha scelto il genere fantastico per esplorare il proibito, il senso di colpa e la redenzione

Il regista cantabrico Nacho Vigalondo è emerso sulla scena spagnola quando il suo cortometraggio 7:35 de la mañana è stato nominato agli Oscar 2003. Attore, sceneggiatore e showman esperto sia di marketing che di nuove tecnologie (ha ideato un gioco ispirato al suo primo film che è già un successo su internet), ci ha messo non poco tempo a trovare qualcuno che distribuisse il suo primo lungometraggio, l'audace Los Cronocrimenes [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Alejandro Miranda
intervista: Nacho Vigalondo
scheda film
]
, nonostante il successo nei festival. Ora è in programma un remake americano di questo film e la regia potrebbe essere affidata, si mormora, a David Cronenberg.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Cineuropa: Da dove nasce l'idea del film? E' un appassionato di science-fiction e del genere fantastico?
Nacho Vigalondo: Quando ho scoperto la fantascienza letteraria, molto più radicale di quella cinematografica, sono diventato un vero appassionato. L'inquietudine che provocano i romanzi di Philip K. Dick, nei quali non puoi mai prevedere quello che succederà nella pagina successiva, è eccitante e difficile da trovare sotto altre forme e altri generi. Quando mi è venuta l'idea di Los cronocrímenes, mi dicevo che avevo trovato l'idea perfetta per fare un film completamente folle e selvaggio, ma allo stesso tempo cerebrale e coerente.

I sensi di colpa, il proibito e il sesso sono ingredienti della trama. Come ha pensato di mischiare tutti questi soggetti con il viaggio nel tempo?
Confesso che questo elemento non c'era nelle prime stesure della sceneggiatura, quando tutto si limitava ad essere un racconto ancora più complicato. Quando è nato il personaggio di Bárbara Goenaga, con tutto ciò che comporta, allora la storia ha preso un senso autenticamente drammatico. Il sesso è legato al proibito e il proibito al senso di colpa. E il viaggio nel tempo è un meccanismo fenomenale per evocare la colpa e la possibilità di redenzione.

Crede che il genere fantastico abbia bisogno di forme, tematiche e di propositi nuovi?
Ogni genere è oggetto di un rinnovamento costante e il fantastico lo è più di altri. Il dramma può riposare su idee classiche, ma la science-fiction o l'orrore richiedono uno sforzo di immaginazione costante. Il pubblico di oggi apprezza ancora i triangoli amorosi, ma ancor più i vecchi vampiri.

Dopo il viaggio a Hollywood intrapreso in occasione della sua nomination all'Oscar, vede quello che viene dalla Spagna e dall'Europa con un occhio diverso?
Non in particolar modo. Nei momenti chiave, sul tappeto rosso, il resto del pianeta semplicemente scompare. L'indomani, bisogna tuttavia proseguire i propri sforzi per montare il film. Una cosa è vera: essere a contatto con l'industria nordamericana permette di rendersi conto che caos regni in Spagna.

Perché il suo film ha avuto tanto successo nei festival? Che tipo di pubblico pensa che lo apprezzi di più: gli uomini o le donne?
Se sia piaciuto più agli uomini che alle donne, non saprei. La storia è raccontata da un punto di vista maschile, ma non credo che ciò determini il sesso del pubblico. Amo pensare che, se il film è piaciuto, è perché propone qualcosa che non risponde a nessuna tradizione stabilita. Detto questo, funziona secondo un meccanismo che dipende molto dal pubblico. Non è un cinema apertamente commerciale, ma non è neanche elitario.

E' difficile montare un progetto come questo o la nomination all'Oscar le ha facilitato le cose?
La nomination all'Oscar non mi ha spalancato le porte, ma me le ha dischiuse. C'è da sapere che, all'epoca, la sceneggiatura del film era già pronta, ma mi ci sono voluti comunque tre anni perché uscisse al cinema.

Qual era il suo budget? Il film non sembra dispendioso: pochi attori, poche scenografie, nessuna prodezza tecnologica.
Non ho accesso al budget finale. Abbiamo lavorato in economia, ma girare in esterni richiede molti sforzi. Il meteo non era dalla nostra parte. In ogni caso, non mi lamento del budget. Se avessi avuto più soldi, avrei passato semplicemente più tempo su alcune inquadrature, ma l'aspetto del film non sarebbe cambiato.

Se dovesse definire il suo film, lo qualificherebbe come una commedia fantascientifica, un incubo erotico-burlesco o un viaggio nel tempo con mobili ikea e struttura a scatole cinesi?
Avrei difficoltà a scegliere tra le tre definizioni. Sarebbero tutte perfette per la copertina del DVD. Posso?

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy