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FILM / RECENSIONI

La merditude des choses

di 

- Una commedia greve e spassosa firmata da un regista di 31 anni. Un film rivelazione alla Quinzaine des réalisateurs cannense 2009 e ora candidato belga per gli Oscar 2010

Nel 2003, Félix van Groeningen portava sul grande schermo la sua radicalità formale seguendo il passi di un giovane dealer e di una prostituta in Steve+Sky. Tre anni dopo, il giovane regista fiammingo tornava con Dagen zonder Lief [+leggi anche:
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intervista: Felix van Groeningen
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, dove sei trentenni oscillavano tra spensieratezza e presa di coscienza. Con La merditude des choses [+leggi anche:
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intervista: Felix van Groeningen
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, l'autore passa per la prima volta all'adattamento di un romanzo, omonimo, senza pertanto abbandonare uno stile molto personale.

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Gunther Strobbe non ha vita facile. Tra gli editori che gli mandano ogni giorno lettere di rifiuti su lettere di rifiuti e una compagna che ha deciso, costi quel che costi, di mettere al mondo un figlio, si dibatte tra una vita schifosa in cui le persone che più detesta sono da una parte sua madre ("una puttana") e dall'altra la "troia" che sta facendo crescere, suo malgrado, il frutto del suo seme. Un salto negli anni '80 ci permette di capire, poco a poco, il suo presente e la sua "vita di merda".

Gunther adolescente vive dalla nonna in una città di nome Trouduc-les-Oyes. Intorno a lui, il padre e i tre zii formano il clan Strobbe, che la santa donna tenta, invano, di incanalare. La vita si svolge tra le mura della casa assediata dagli ufficiali giudiziari e i caffè putridi dove gli Strobbe vuotano bicchieri come se ne andasse della loro vita, stanno a pancia all'aria, strillano "godverdomme" e canzoni scurrili, vanno in giro a culo nudo sulle loro bici, pisciano sulle donne infedeli, trascinano le loro bocche impastate sotto ai tavoli e i postumi della sbronza nelle mattine livide... E di bocche c'è da dire che questi apprezzabili attori ne hanno di memorabili!

Al contempo commedia grave e dramma spassoso, il film ritrae personaggi poco splendenti senza mai cadere nella compiacenza o nel peggiore ritratto sociale. Perché è un mondo rappresentato interamente per quello che è, in tutta la sua crudezza e crudeltà, non messo da van Groeningen in una prospettiva intellettuale ed estetizzante, bensì trasfigurato attraverso un approccio ludico e poetico.

La camera "ubriaca" del regista non ci risparmia nulla, è come presa dagli spasmi, dai soprassalti e dai singhiozzi di questi strilloni intorno ai quali ruota. La prima apparizione sullo schermo degli uomini di questa famiglia travestiti da puttane per una festa locale, annuncia fin dall'inizio un'apertura su un mondo della trasgressione e dell'eccesso, oscillante senza sosta tra bellezza e bruttezza, tristezza e stupidaggine. E' attraverso questi due sentimenti, spinti all'estremo e la cui frontiera è appena segnata, che è costruito La merditude des choses.

Ed è proprio nell'eccesso assunto a ogni livello che sta la riuscita del film, più da pelle d'oca che a fior di pelle. Che si tratti delle scene di sbronze filmate fino alla nausea o di eccessi sentimentali davanti a un concerto in tv di Roy Orbison (il cantante di Pretty Woman!), passando per la violenza dell'amore che unisce un padre a un figlio, l'estremismo della regia dà al film tutta la sua giustezza e la sua umanità. Il montaggio a scossoni, i flashback improvvisi, l'immagine a volte opaca e a volte filtrata dal ricordo, tutto partecipa a questa estetica della dismisura che infonde vita, entusiasmo ed energia al film.

E se La merditude des choses è originale nella rappresentazione di un certo modo di essere belgi, la sua fantasia e il suo immaginario non negano la realtà, ma ne fanno una rappresentazione che lo rende un vero e proprio oggetto poetico rugoso e truculento.

fonte: Cinergie

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