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FESTIVAL Italia

4 Film, a Bolzano le terre di confine vicine e lontane

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“Promuovere la pace e la comprensione fra popoli diversi”: è lo scopo, nobile, del 4 Film Festival, ospitato non a caso in una “città di frontiera” come Bolzano, dove da cinque edizioni (la prossima dal 23 al 26 giugno) propone film che documentano vita e problemi di popolazioni o individui che vivono nelle terre di confine di tutto il mondo.

A dire dell’attualità del festival, basterebbero Piombo fuso di Stefano Savona (premiato a Locarno e inspiegabilmente escluso dalla candidatura al David di Donatello), sguardo “dall’interno” – l’unico di una macchina da presa occidentale – sulle condizioni di vita degli abitanti di Gaza durante l’offensiva “Piombo fuso” dell’esercito israeliano (dicembre 2008/gennaio 2009); e, restando nella Striscia di Gaza, Rachel [+leggi anche:
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, l’inchiesta di Simone Bitton che fa luce sulla morte di una giovane pacifista americana schiacciata da un bulldozer dell’esercito israeliano mentre tentava di impedire la demolizione di una casa palestinese.

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Quattro le sezioni, ma meglio sarebbe parlare di orizzonti, in cui si articola il programma, a cominciare dallo sguardo sui “Confini italiani”, con titoli come Valentina Postika in attesa di partire di Caterina Carone, storia della convivenza, non sempre facile, tra l’ottantottenne Carlo, ex partigiano pesarese, e la sua badante moldava, e Giallo a Milano [+leggi anche:
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di Sergio Basso, mosaico di esistenze nella Chinatown del capoluogo lombardo (una delle più antiche d’Europa) che finalmente, spiega l’autore, “dà la possibilità di esprimere speranze e paure agli stessi cinesi, e non ai sociologi, antropologi e sinologi che di solito affollano i dibattiti in tv”.

Terre di confine più vicine di quanto immaginiamo, dunque: ma anche storie lontane, che ci raccontano, per esempio, di un Iran in larga misura sconosciuto (quello rurale in cui migliaia di persone attendono la visita di Ahmadinejad per consegnargli le proprie richieste d’aiuto, come mostra Letters to the President di Petr Lom), o dei pochi prigionieri riusciti a fuggire dai campi di concentramento della Corea del Nord riparando a Seul, che hanno raccontato le loro vite di reclusi in un musical piuttosto controverso, che ha fatto il giro dei festival di tutto il mondo, Yodok Stories di Andrzej Fidyk.

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