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FESTIVAL Italia

Torino F.F., The Infidel, un “Homer Simpson” musulmano

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“La comicità è il modo migliore per affrontare temi pericolosi come i conflitti religiosi, per sdrammatizzare le assurdità e spegnere le micce”. Si può ridere del fondamentalismo islamico? The Infidel [+leggi anche:
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, opera seconda di Josh Appignanesi, in concorso a Torino, dimostra di sì.

Merito del corpulento Mahmud (l’irresistibile Omid Djalili), non proprio quel che si dice un perfetto musulmano: beve, non digiuna al Ramadan, va poco in moschea. Suo figlio, però, vuol sposarsi con la ragazza che ama, e per farlo deve avere la “benedizione” del patrigno di lei, una specie di Bin Laden che mai la darebbe in moglie al figlio di un infedele. Dov’è il problema? Un corso accelerato di Corano, e il gioco è fatto. Certo, se non fosse per un piccolo dettaglio: tra le vecchie carte di sua madre, Mahmud trova il suo certificato di adozione. Decide di vederci chiaro, e scopre di essere… ebreo.

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Quel che segue è una farsa scatenata, tra lezioni di Talmud (poco “ortodosse” se a impartirle è un tassista disincantato, il Richard Schiff di West Wing), divertimento “melting pot” e satira interreligiosa (“com’è un ebreo buddista? Rinuncia ai beni materiali ma conserva gli scontrini”).

“Non volevo prendermi gioco di nessuno”, precisa Appignanesi, “ma ironizzare sul cattivo uso che troppo spesso si fa della religione”: ci riesce, affidandosi all’energia contagiosa di “un Homer Simpson musulmano” che ha saputo conquistare un pubblico trasversale: “L’uomo comune di fede islamica così come gli ebrei, che hanno apprezzato il ruolo dell’umorismo yiddish”. Detta così, sembra il migliore dei mondi possibili, e invece – continua il regista – “Israele è uno dei pochi Paesi in cui il film non è stato comprato, e in Medio Oriente circola solo nei festival perché censurato nel circuito distributivo”.

Prodotto da Slingshot, Met Film e Ombadsman, The Infidel uscirà nelle sale italiane distribuito da Mikado. Le vendite internazionali sono curate da The Salt Company.

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