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FESTIVAL Paesi Bassi

Il film d'aperura dell'IDFA vince i premi più importanti

di 

Position Among the Stars, del regista olandese/indonesiano Leonard Retel Helmrich è stato il re della cerimonia di premiazione dell'IDFA International Documentary Film Festival. Il film ha vinto il VPRO IDFA Award per il miglior documentario (il riconoscimento più importante del festival, che consiste in un premio in denaro di 12.500 euro) e il Dioraphte IDFA Award per il miglior documentario olandese. Il regista aveva vinto lo stesso premio all'edizione del 2004 dell'IDFA con il secondo film della trilogia.

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Il premio della giuria nella competizione dei lungometraggi è stato vinto da You Don’t Like the Truth: 4 Days Inside Guantanamo dei regista canadese Luc Coté insieme a Patricio Henriquez. Il film racconta la storia di Omar Khadr, incarcerato a Guantanamo all'età di sedici anni.

Altri vincitori sono stati il regista olandese Boris Gerrets per il suo profilo percettivo People I Could Have Been and Maybe Am, che ha vinto il primo premio nella competizione per il miglior medio-metraggio documentario (e un premio in denaro di 10.000 euro).

C'è stato anche il primo film filippino a vincere un premio all'IDFA. Si tratta di Kano: An American and His Harem di Monster Jiminez, che ha vinto l' IDFA First Appearance Award per la sua opera prima ( con un premio in denaro di 5.000 euro). Il film racconta la storia scioccante di un uomo americano che si è creato un harem di ragazze giovanissime nelle Filippine.

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, di Lucy Walker, una coproduzione tra Regno Unito e Brasile, parla dell'opera del fotografo d'arte brasiliano Vik Muniz. Il film ha vinto il Publieke Omroep IDFA Audience Award (che prevede un premio in denaro di 5.000 euro).

Altri vincitori sono stati Into Eternity /a> lo sguardo poetico del regista danese Michael Madsen sulle scorie radioattive, che ha vinto il premio più importante del festival nella sezione inaugurale Screen Documentary section; Autumn Gold, un film che parla di cinque atleti anziani età che si preparano alle gare di atletica in Finlandia, ha vinto l'Youth Jury Prize; e infine What’s In a Name della regista belga Eva Küpper, il ritratto compassionevole di Jon Cory, un performer di body art transessuale di New York, e delle sue esplicite performance di "terrorismo di genere".

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