L'arte contemporanea (e quella di arrangiarsi) in Senza arte né parte
Che cosa può accadere se un operaio rimasto senza lavoro scopre l'arte contemporanea e realizza che una semplice bottiglia di whisky infilata in una scarpa può valere centinaia di migliaia di euro? Una risposta la dà il regista/artista Giovanni Albanese: succede che si mette a falsificare opere d'arte e le rivende a prezzi esorbitanti.
Nel suo nuovo film, Senza arte né parte [+leggi anche:
trailer
scheda film], commedia agrodolce che parla
della capacità di arrangiarsi e del sottilissimo confine tra vero e falso, tre
scaricatori di pasta (Vincenzo Salemme, Giuseppe Battiston e
Hassani Shapi), licenziati in tronco, si ritrovano a custodire una
collezione d'arte contemporanea. Quando si renderanno conto che un uovo con
su impressa un'impronta digitale vale quanto diversi anni del loro
stipendio, daranno il via a una truffa in grande stile.
Il pensiero va immediatamente a La banda degli onesti, film del '56 in cui i leggendari Totò e Peppino, per necessità, stampavano banconote false tra gag esilaranti. Eppure Senza arte né parte di puramente farsesco ha ben poco: "In comune con quel film c'è soltanto l'innocenza della banda", commenta Salemme, "per il resto, si avvicina più a un certo cinema inglese. Penso a Ken Loach e alle sue commedie sociali".
Il lungometraggio, oltretutto, ironizza senza pietà sul linguaggio dell'arte e sull'esclusivo mondo delle gallerie e dei collezionisti milionari. "Credo che il popolo dell'arte prenderà bene questo film, perché i miei personaggi trattano le opere con grande rispetto", osserva il regista, anche docente all'Accademia di Belle Arti di Roma. "Ma questa era un’occasione per puntare un faro su una realtà: le quotazioni di alcune opere sono ormai impazzite e a volte nelle aste si assiste a situazioni davvero strane".
Prodotto da Lumière & Co. e Rai Cinema, in collaborazione con Apulia Film Commission, Senza arte né parte esce nelle sale italiane il 6 maggio in 130 copie distribuite da 01 Distribution.
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