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BERLINALE 2012 Concorso / Germania

Home for the Weekend: ritratto di una famiglia "composta"

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Anche quando intraprende strade nuove, il cinema del tedesco Hans-Christian Schmid è sempre impeccabile. Dopo il dramma psicologico Requiem [+leggi anche:
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, per la loro terza collaborazione, il regista (e produttore attraverso la società 23/5) ha proposto al suo sceneggiatore Bernd Lange un progetto che non ruotasse attorno a un intreccio particolare, bensì a una situazione familiare. Home for the Weekend [+leggi anche:
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, presentato a Berlino in concorso, evoca infatti un soggetto cui lo spettatore può facilmente rapportarsi, ossia la famiglia al giorno d'oggi.

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Se il tema della riunione di famiglia è ricorrente nel cinema tedesco e la scenografia pulita ricorda un po' i cataloghi di design d'interni alla tedesca, la composizione stessa della famiglia Heidtmann (interpretata da un cast superbo) corrisponde a uno schema tipico dei nostri giorni che è piuttosto universale: comprende genitori/nonni ancora lontani dalla vecchiaia e figli meno indipendenti di quanto non fossero i loro genitori da giovani, ma che sono essi stessi genitori e in questo senso si ritrovano sul loro stesso piano (e li chiamano addirittura per nome).

All'inizio del film, Marko (Lars Eidinger), scrittore, porta suo figlio Zowie in visita dai suoi genitori, che dividono la loro casa perfetta con il fratello Jakob e sua moglie. Marko arriva senza la sua compagna e intende nasconderne il motivo (un periodo di crisi), così come Jakob omette il buco finanziario dello studio dentistico che ha messo su con l'aiuto dei genitori. La loro madre Gitte (Corinna Harfouch) soffre da trent'anni di una grave depressione che necessita un intenso trattamento medico e che la trattiene in casa, mentre il padre Günter, editore prossimo alla pensione, fa la spola tra il suo lavoro durante la settimana e la sua casa nel weekend. Stavolta, pertanto, qualcosa di nuovo rimette in discussione l'equilibrio familiare: Gitte annuncia a tutti di aver smesso, due mesi prima, di prendere le sue medicine.

Soprattutto per Günter e Jakob, la notizia è uno choc, giacché il timore di veder riemergere i problemi vissuti in passato si aggiunge alle preoccupazioni del momento. Ognuno a suo modo, tutti i membri della famiglia si mettono a spiare in ogni espressione ed emozione della madre i segnali del ritorno della malattia e usano ogni accortezza in sua presenza, una situazione insopportabile che dà a Gitte l'impressione di essere "un mobile". La situazione crea inoltre una scissione tra Jakob e Marko, che è l'unico a predicare la trasparenza e quindi la fiducia, e quest'ultimo finisce per diventare l'elemento di disturbo, lui che non abita nella casa e viene "da fuori".

Schmid riesce in questo suo nuovo film a farci a osservare, senza forzare le dinamiche sottili di questo organismo alla fine sempre solidale, che cos'è la famiglia di oggi, e l'intelligenza del suo lavoro è ben sostenuta dalla performance misurata di un Eidinger strepitoso.

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(Tradotto dal francese)

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