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RECENSIONI Italia

Magnifica presenza e i fantasmi su Google

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- La ghost story gay del regista Ferzan Ozpetek è un omaggio al cinema e alla sublime arte della recitazione. Ma sottolinea anche l'importanza della memoria in un gioco di specchi tra presente e passato

Ferzan Ozpetek ha traslocato. Dal popolare quartiere romano di Testaccio, dove ha ambientato i suoi film più importanti, a quello borghese e popolato dai fantasmi di Monteverde vecchio, dove ha girato Magnifica presenza [+leggi anche:
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, film prodotto da Fandango e Faros Film con Rai Cinema nelle sale dal 16 marzo con 01 Distribution.

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La "magnifica presenza" del titolo è il protagonista Pietro, interpretato da Elio Germano, giovane siciliano trasferitosi a Roma all'inseguimento di un amore di una notte e del sogno di diventare attore. Pietro è un puro, un gay "che non riesce ad essere gay", come ammette lui stesso con la amatissima cugina Maria (Paola Minaccioni). Inforna croissant di notte in una pasticceria e di giorno partecipa ai famigerati casting. Finché affitta il secondo piano di una casa antica e comincia a vedere i fantasmi. Sono attori anche loro, ma di una compagnia teatrale degli anni Quaranta, morti in circostanze tragiche... In un ribaltamento di senso, ai loro occhi di defunti che non sanno di esserlo (come in The Others) la "presenza" è proprio Pietro.

Dopo il passo falso Un giorno perfetto [+leggi anche:
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nel 2008 e il successo del pastiche familiare Mine vaganti [+leggi anche:
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nel 2010, Ozpetek prova a coniugare ancora una volta dramma e leggerezza, come nella sua opera più riuscita, Le fate ignoranti (2001), ma allargando gli orizzonti fino a perdita d'occhio (per lo spettatore).

Infatti Magnifica presenza sarebbe soltanto una originale ghost story gay sull'orgoglio della diversità (definizione di Elio Germano) se non fosse che il film punta su tematiche alte quale l'importanza della memoria. Come il Davide - Massimo Girotti de La finestra di fronte (2003), omosessuale ebreo scampato al rastrellamento ed alla deportazione del 1943, i fantasmi della Magnifica presenza sono state vittime delle persecuzioni nazi-fasciste.

Sotto questa veste narrativa, il film del regista di Istanbul non è altro che un omaggio al cinema (la "magnifica presenza" dell'immaginario moderno) e in generale alla sublime arte della recitazione: fantasma dal greco phantázein, mostrare, far vedere. Più che a "Sei personaggi in cerca d'autore", il dramma più famoso di Luigi Pirandello al quale la sceneggiatrice Federica Pontremoli dice di essersi ispirata, viene alla mente un bellissimo film del 1961 diretto da Antonio Pietrangeli e scritto da Ennio Flaiano, intitolato Fantasmi a Roma. Anche lì c'è un gruppo di spettri (Marcello Mastroianni, Sandra Milo e altri) che convivono serenamente con un anziano principe (Eduardo de Filippo) in un antico palazzo patrizio nel centro di Roma.

Ma in Magnifica presenza c'è un gioco di specchi tra presente e passato che lo rendono fantasmaticamente attualissimo: Pietro cerca su Google e mostra agli amici spiriti l'epilogo della loro vicenda di più di 60 anni prima.

Le star Margherita Buy, Vittoria Puccini, Beppe Fiorello e Cem Yilmaz (attore famosissimo in Turchia) si prestano volentieri a delle parti un po' "trasparenti", mentre più materici sono il protagonista Elio Germano, all'ennesima prova ottimamente superata, e la coprotagonista Paola Minaccioni, che si affranca dalle gag televisive e da un teatro prettamente comico. Cammei sparsi del regista Daniele Luchetti (nella parte di se stesso) e Mauro Coruzzi, alias Platinette, in una scena felliniana del tutto superflua all'economia del film ma di grande forza visiva: il carismatico travestito Badessa accoglie il protagonista Pietro in una sartoria sotterranea in cui decine di trans cuciono cappelli.

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