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FESTIVAL Lussemburgo

Appassire in una gelida serra: le vite di Flowers Buds

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- Il claustrofobico Flower Buds di Zdeněk Jiráský, che vede una famiglia ceca lottare contro l’insoddisfazione esistenziale, è stato presentato nell’ultimo weekend di CinEast 2012

Il CinEast 2012 offre, durante gli ultimi due giorni, una corposa programmazione. Il penultimo pomeriggio è cominciato con la proiezione di Flower Buds, miglior film ceco del 2011 e vincitore di quattro Leoni cechi. Il regista Zdeněk Jiráský conduce lo spettatore, fin dalle prime inquadrature, in una grigia e decadente città industriale della Repubblica Ceca, in cui si consumano i drammi personali di pochi ma ben caratterizzati personaggi. La ferrovia cittadina, per cui lavora il capofamiglia Jarda, sembra alludere alla possibilità di una vita migliore, ma sia lui che gli altri personaggi sembrano inconsciamente riluttanti a perseguire tale scopo. Ciò si spiega semplicemente osservando la misera realtà quotidiana che li incatena ad un’esistenza di stenti in cui sembra impossibile comprendere la differenza tra sopravvivere e vivere.

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La vicenda è essenzialmente imperniata sull’inattesa gravidanza di Agata che vuole, ad ogni costo, mutare la condizione in cui versa la sua famiglia, le cui finanze sono dilapidate dai continui debiti del padre, vittima del gioco d’azzardo.

L’angoscia claustrofobica di quel plumbeo polo industriale si stringe, come una maglia d’acciaio, attorno ad altri due personaggi. Honza, fratello minore di Agata, è vittima di una disperata infatuazione per una prostituta, giungendo, pur di averla con sé, a sperperare il denaro che aveva in comune con un amico.

La madre Kamila è, forse, l’unica figura che conserva un lieve ottimismo nei confronti del futuro della famiglia, per cui lavora instancabilmente, concedendosi come unico svago un corso di aerobica tramite il quale partecipa alla realizzazione di un calendario di nudo Pupata, che dà il titolo al film.

Flower Buds, come il destino dei suoi personaggi, è un fiore che non sboccia, o nato marcio: man mano che ci s’inoltra nella vicenda, si ha l’impressione che ogni cosa possa solo peggiorare, culminando in un ironico scoppio di fuochi d’artificio che nasconde un tragico finale.

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