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CANNES 2013 Un Certain Regard

Wakolda: eugenetica in Patagonia

di 

- Puenzo rievoca l'esilio del medico nazista Josef Mengele in Argentina attraverso un racconto inquietante in cui il mostro mette gli occhi su una ragazzina innocente

La variegata squadra del film presentata da Thierry Frémaux al pubblico della sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes rende bene l'idea della doppia matrice di Wakolda [+leggi anche:
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scheda film
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della regista Lucia Puenzo. L'energica figlia del cineasta e produttore Luis Puenzo si è infatti circondata per questo racconto, che rievoca l'asilo che il suo paese ha dato a tanti nazisti, di produttori argentini, tedeschi, francesi e norvegesi, e di attori provenienti dai due continenti, in particolare il carismatico catalano Alex Brendemühl, che incarna il medico nazista responsabile dei più terribili esperimenti eugenetici, Josef Mengele. Con le sue montagne e il suo lago, la location stessa del film, Bariloche in Patagonia (un luogo di villeggiatura allestito a inizio secolo da un tedesco, dove si sono rifugiati tanti criminali di guerra), ha l'aria di un villaggio bavarese o svizzero.

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L'isolamento di questa oasi di pace per nazisti in fuga è sottolineato dal lungo percorso attraverso il deserto che bisogna compiere per arrivarvi. E' su questa strada che la famiglia formata dall'argentino Enzo, sua moglie tedesca Eva e i loro figli incontrano l'inquietante ma seducente Mengele. Immediatamente colpito dalla perfezione delle proporzioni della loro figlia, la piccola Lilith, si mette a seguirli fino a Bariloche. Sul posto, mentre gli allievi della scuola locale rifiutano brutalmente i nuovi arrivati, buffi zombie germanofoni dalle teste fasciate riposano in una misteriosa clinica (che raggiungono e da cui ripartono in idrovolante, nella massima discrezione), una spia, che si spaccia per fotografa, invia informazioni sui tedeschi che vi si nascondono, e il dottore si mette a studiare non solo la ragazzina bionda, ma anche i gemelli che sua madre attende e le buffe bambole meccaniche che suo padre ha inventato.

Questo parallelo tra i progetti del padre e gli schizzi millimetrici di Mengele, a metà tra l'uomo di Vitruvio e l'invenzione mostruosa di un dottor Frankenstein, è una delle idee più interessanti del film. Dà vita a inquadrature avvincenti, come quella in cui lo sguardo diafano di Lilith viene accostato agli occhi azzurri delle spaventose bambole dai biondi capelli umani. Questo abbinamento intimo e disturbante che si produce in questa "colonia" dall'atmosfera surreale e un po' da incubo che è Bariloche, è il cuore pulsante del film e quello che dà forza al suo proposito storico. Quest'uomo che adocchia Lilith ("Sei TU che m'interessi!", dice) e guadagna la sua fiducia, questo strano medico avido di perfezione che si introduce nella sua famiglia e veste i panni del protettore per meglio sfruttarla, è di fatto uno dei criminali più pericolosi del XX secolo e una delle sue più terribili anomalie.

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(Tradotto dal francese)

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