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BERLINALE 2014 Concorso

Berlinale: Aloft, l’ultimo tiro agli Orsi di Claudia Llosa

di 

- Delicato e ben girato, il film racconta famiglie distrutte e il controverso status dei guaritori

Berlinale: Aloft, l’ultimo tiro agli Orsi di Claudia Llosa

Dopo aver mostrato il caldo insopportabile di Lima nell’Orso d’OroIl canto di Paloma [+leggi anche:
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, la peruviana Claudia Llosa passa ai gelidi inverni degli Stati Uniti e alle nevi artiche inAloft [+leggi anche:
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. Il film con Jennifer ConnellyCillian Murphy e Melanie Laurent è insieme dramma familiare e intrigante esplorazione di guarigioni non convenzionali.

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Jennifer Connelly è Nana, madre single nell’America rurale che le prova tutte per guarire il figlio Gully (Winta McGrath), malato terminale. Llosa non è generosa nei dettagli, ma il pubblico capisce subito che una guaritrice è arrivata nella regione, e che è stata organizzata una lotteria per scegliere chi potrà accedere a quello che la sceneggiatura chiama ‘un atto’: un manufatto misterioso, enorme, fragile, bello e apparentemente curativo fatto di ramoscelli. La guaritrice avverte Nana che la sua sola presenza ha fatto recuperare la vista ad un bambino quasi cieco.

Llosa unisce due racconti paralleli, ma lo stile di regia e l’art direction sono così simili che il pubblico resterà sorpreso del fatto che sono passati tre decenni tra il primo atto di Nana e l’arrivo di Jannia (Melanie Laurent), giornalista francese che chiede all’altro figlio della donna, Ivan (Cillian Murphy), di andare a cercare la madre. Il dramma familiare immaginato da Llosa è però assai meno coinvolgente delle storia di Nana e le sue interessanti implicazioni: che succederà se la guaritrice non riuscirà a curare le persone a lei più vicine? E che accadrà se deciderà di tagliare i rapporti con la sua famiglia per ottenere il bene supremo?

Confuso e deludente, Aloft ha però alcuni dei momenti cinematografici più belli della Berlinale 2014. Molti resteranno stupiti dalla sequenza semplice ed efficace che probabilmente dà il titolo al film: Nana cammina su un manufatto simile ad un’altalena con una bimba malata in braccio, mentre il vento turbina nell’aria glaciale. È un momento magico ed essenziale che suggerisce uno scambio sottile e invisibile di energie tra guaritrice e malato, ed è quasi irrilevante che il pubblico non scopra il risultato del secondo ‘atto’ di Nana. Llosa riesce a fermare il tempo con un incredibile mix di performance, fotografia e musica, che ricorda al recensore la famosa frase di Antoine de Saint-Exupéry: “La perfezione non si ottiene quando non c’è più nulla da aggiungere, bensì quando non c’è più nulla da togliere”.

Dopo la vittoria dell’Orso d’Oro e del Golden Globe al Miglior Film Straniero e la nomination all’Oscar con Il canto di Paloma, Claudia Llosa non riceverà probabilmente la stessa attenzione per Aloft, anche se il film potrebbe vincere un premio a Berlino per la bella fotografia di Nicolas Bolduc, che utilizza neve, vento e panorami aridi per evocare il mondo deserto di un’artista-guaritrice che ha bisogno di isolarsi da tutto, e chiede ai suoi seguaci di iniziare un viaggio espiatorio per partecipare all’atto. Aloft non è un film per tutti, ma è ricco di simboli e interpretazioni — tante quanti sono gli occhi che lo guardano.

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(Tradotto dall'inglese)

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