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INDUSTRIA Italia

Fare sistema e puntare sui nuovi mercati: strategie per il rilancio del cinema italiano nel mondo

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- Sforzi congiunti, promozione e continuità, i punti al centro di una tavola rotonda tenutasi al Bif&st di Bari, prima occasione di riflessione sull'export di film italiani dopo l'Oscar a Sorrentino

Fare sistema e puntare sui nuovi mercati: strategie per il rilancio del cinema italiano nel mondo

Le ultime cifre disponibili sono sconfortanti: tra il 2003 e il 2012, le esportazioni di film italiani si sono più che dimezzate (da 162 a 66 milioni di euro), mentre le importazioni nello stesso periodo sono raddoppiate (da 120 a 240 milioni). Da questo dato si è partiti per discutere del grande punto debole del cinema italiano – il mercato estero – nel corso di una tavola rotonda intitolata "Mission: promuovere all'estero il cinema italiano" tenutasi ieri al Bif&st - Bari International Film Fest (5-12 aprile) e moderata da Laura Delli Colli (SNGCI), prima occasione di riflessione sull'export di film italiani dopo il trionfo de La grande bellezza [+leggi anche:
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agli Oscar.

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"Il cinema circola meno nelle sale, e questo è un dato generale", chiarisce Riccardo Tozzi, presidente dell'Anica, "fare paragoni con trent'anni fa non ha senso perché il panorama dell'audiovisivo è completamente cambiato. Si affacciano però mercati nuovi, l'Oriente, l'America Latina, anche gli Stati Uniti. A quelli bisogna puntare, unendo le forze in un unico piano di valorizzazione del Made in Italy che permetta di ottimizzare le scarse risorse che abbiamo". I fondi destinati alla promozione del cinema all'estero ammontano a circa un milione di euro l'anno, "niente se paragonati con i 9-10 milioni dei francesi", aggiunge Tozzi, "oltretutto, questi fondi sono stati spesso utilizzati in modo disordinato".

La strada per fare sistema passa per la stretta collaborazione tra il ministero della Cultura e quello dello Sviluppo economico, e per una maggiore continuità delle iniziative. "Non potendo contare sul Fondo unico per lo spettacolo per promuovere i film all'estero, abbiamo trovato una sponda nei fondi aggiuntivi dello Sviluppo economico per il Made in Italy, per aiutare la distribuzione nelle sale", spiega Roberto Ciccutto, amministratore delegato di Luce Cinecittà. "Il problema è che l'Italia ha visioni strategiche ma non riesce a dare una continuità alle sue iniziative di successo, ne è un esempio il Mifed di Milano, che era il mercato di film più importante al mondo. Bisogna lavorare anche su questo".

"Il cinema italiano ha inventato tutto, per poi abbandonarlo", rincara Giorgio Gosetti, direttore delle Giornate degli Autori della Mostra di Venezia. "L'Italia ha avuto tra i primi venditori più professionali e attrezzati, oggi fatica a rimpiazzarli. Il risultato è che gli italiani si affidano ai venditori stranieri, per i quali però i nostri film fanno listino, non l'eccellenza". Secondo Gosetti, al lavoro su un progetto di penetrazione del cinema italiano in Cina, una nota dolente è anche la professionalità di certi operatori: "Per portare i nostri film in Cina disponiamo di appena 110mila euro l'anno. A questo si aggiunge la scarsa professionalità di alcuni operatori che si rifiutano di spendere 500 euro per il sottotitolaggio in cinese, o che non possono vendere all'estero perché non detengono i diritti internazionali delle canzoni presenti nei film".

"E' importante entrare nelle logiche interne dei singoli paesi", rilancia Franco Montini, presidente del Sindacato nazionale dei critici cinematografici, che da 15 anni organizza una rassegna di cinema italiano in Germania. "Eravamo partiti da 4-5 città, siamo arrivati a 30. Distribuiamo al pubblico delle cartoline per valutare il gradimento dei film che poi giriamo ai distributori. Quando queste esprimono un gradimento alto, i distributori sono più invogliati a portare i film nelle sale. E' successo con pellicole anche inaspettate come Un amore di Tavarelli o L'orchestra di piazza Vittorio [+leggi anche:
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".

La creazione di un centro nazionale del cinema sul modello francese, una riforma della commercializzazione dei diritti che tenga conto anche delle nuove piattaforme e un sostegno pubblico per la formazione professionale sono altrettanti punti su cui lavorare. I professionisti del cinema li sottoporranno ai ministri della Cultura e dello Sviluppo economico in una proposta unitaria del settore per l'internazionalizzazione del cinema italiano, a breve.

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