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BLACK NIGHTS 2014 Israele

I film israeliani in vista a Tallinn

di 

- Cinque produzioni israeliane (quattro di finzione e un documentario) sono presentate quest’anno a Tallinn, di cui una nella sezione ufficiale

I film israeliani in vista a Tallinn
Valley, il primo lungometraggio di Sophie Artus

La 18a edizione del Festival Black Nights di Tallinn, che è iniziato lo scorso venerdì e terminerà il 30 novembre, presenta cinque produzioni israeliane in tre sezioni diverse: Valley, Dancing Arabs, Self made [+leggi anche:
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, il documentario The Green Prince, e Tsili.

Valley [+leggi anche:
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, il primo lungometraggio di Sophie Artus, premiato due volte al Festival di Haïfa il mese scorso, fa parte dei 18 titoli selezionati per la Sezione Ufficiale. Attraverso la storia di tre adolescenti sensibili che devono confrontarsi con la violenza a scuola e a casa, il film parla dell’amicizia, dell’amore e dell’odio, in un mondo crudele e magnifico allo stesso tempo. Sono temi che ritroviamo, trattati in modo diverso, nel nuovo film di Eran Riklis, Dancing Arabs [+leggi anche:
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intervista: Eran Riklis
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, il cui titolo ha provocato forti tensioni durante il Festival di Gerusalemme il luglio scorso. Quest’undicesimo lungometraggio di uno dei registi e produttori israeliani più conosciuti al mondo, prodotto da Konken Studios (Germania) e United Channel Movies (Israele), fa parte della Sezione Panorama. L’eroe del film è Eyad, un ragazzo israelo-palestinese originario di una piccola città di Tira che i genitori mandano a studiare a Gerusalemme. Lì ha difficoltà ad adattarsi, poiché deve confrontarsi con i problemi linguistici, culturali e d’identità. "Il film è una danza, può essere anche una danza tradizionale, una danza attraverso la vita che ci accomuna tutti”, ha scritto Riklis a proposito della sua opera.

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Self Made è in secondo lungometraggio dell’artista contemporaneo Shira Geffen. Dopo essersi aggiudicato la Caméra d’or a Cannes nel 2007 con Jellyfish [+leggi anche:
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, Geffen parla nel suo nuovo film di Michal, un’artista conosciuto a Gerusalemme che perde la memoria a causa del crollo del suo letto. Una serie di avvenimenti lo porterà in un campo per rifugiati, mentre Nadine, ex dipendente di una fabbrica, si ritrova da Michal. La grande immaginazione di Geffen liberata in un film ricco di humour e molto sensibile allo stesso tempo.

Il nuovo documentario di Nadav Schirman, The Green Prince [+leggi anche:
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, coprodotto da Red Box Films e Passion Pictures (Regno Unito) così come da A-List Films (Germania) e premiato nei festival di Sundance e Mosca, lascia la parola a Mosab, il figlio di uno dei fondatori di Hamas, l’organizzazione radicale islamista. Lui, considerato come un traditore dalla sua famiglia e dai suoi compatrioti, racconta davanti alla telecamera la sua vita fatta d’imprigionamenti e spionaggi. Il risultato è un thriller documentario stupefacente.

Il regista e scrittore israeliano Amos Gitaï, nato nel 1950 in Israele, firma con Tsili [+leggi anche:
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il suo 25o lungometraggio, il cui direttore della fotografia Giora Bejach, che è lo stesso di The Green Prince e de Valley. Il film, che si svolge durante la Seconda Guerra Mondiale, fa vedere come Tsili, una giovane donna ebrea, riesce a scappare e a nascondersi dopo che tutta la sua famiglia è stata deportata. Lei incontra Marek, anche lui ebreo, e sopravvivrà alla guerra. Quest’opera, ispirata a un romanzo di Aharon Appelfeld, riunisce tutta l’energia e la vitalità necessaria per sopravvivere in quest’universo disperato.

Valley, Dancing Arabs e Self Made sono stati tutti sostenuti dal Fondo israeliano di aiuto al cinema

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(Tradotto dal francese)

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