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Bridgend: un dramma adolescenziale buio e asfissiante

di 

- Jeppe Rønde lascia i documentari per fare luce sui suicidi di Bridgend, catturando perfettamente gli effetti inebrianti dei culti e la bellezza del Galles

Bridgend: un dramma adolescenziale buio e asfissiante
Hannah Murray e Josh O'Connor in Bridgend

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ha mosso uno dei più forti primi passi alla Hivos Tiger Competition dell’International Film Festival Rotterdam finora. I primi momenti del film seguono una linea ferroviaria, trascinandoci dentro come una forza gravitazionale irresistibile. Poi ci troviamo in un bosco, e il sole splende attraverso gli alberi. Un pastore tedesco fiuta tutto intorno e si imbatte ad un tratto in una scena tragica. Un giovane pende da una corda.

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Purtroppo, si tratta di un caso di suicidio. Con Bridgend, il regista Jeppe Rønde ha investito la sua esperienza di documentarista in un dramma sulla vera storia di una cittadina nel sud del Galles. Ancora oggi, Bridgend viene tristemente associata ai tragici suicidi che hanno avuto luogo lì tra il 2007 e i giorni nostri. Per ragioni ancora inspiegabili, 79 giovani di età compresa tra i 13 e i 17 anni si sono tolti la vita. Rønde affronta l’argomento abilmente.

Il film non sembra mai diretto da qualcuno estraneo alla cultura di cui parla. È interessante notare, tuttavia, che la storia è raccontata dal punto di vista di un outsider, Sara (Hannah Murray). Nata originariamente nella città, Sara da allora si è trasferita a Bristol, sentendosi poi parte del sud. Al ritorno, lei e suo padre poliziotto (Steven Waddington) diventano entrambi insider e outsider. Ma non ci vuole molto prima di essere coinvolti nei suicidi.

Bridgend li fa sembrare inevitabili. Rønde descrive la città come asfissiantemente vicina. Questa vicinanza non è anche emotiva, però, e l'incapacità di amare degli adulti sembra guidare i figli in un rito di morte. Qui, Bridgend ricorda diversi film. Corrections Class [+leggi anche:
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intervista: Ivan I. Tverdovsky
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di Ivan Tverdovsky raccontava una storia molto simile: giocare con la morte diventa il modo migliore per i giovani di Tverdovsky di sentirsi vivi in una città russa stagnante.

E c'è anche qualcosa di Beat-esco nei sentimenti e nel comportamento dei giovani, come se Bridgend fosse un aggiornamento di The Wild One per i palati più esigenti (Rønde coglie molto bene l’impetuosità convulsa di una gioventù, che si avvita nella sua spirale di irruenza.) Più che Beat o X Generation, tuttavia, i suoi giovani sono la generazione "Perché?" (domanda posta loro insistentemente circa i suicidi).

Bridgend è quindi indulgentemente lunatico, e si pone accanto a produzioni come Jamie Marks Is Dead o il franchise di Twilight. I lugubri giovani gallesi condividono il tetro pallore alabastro di Twilight. Ma Rønde aggiunge un tocco noir decisamente nordico (cosa che la BBC Wales ha conferito di recente alla regione con l'avvincente poliziesco Hinterland).

Ma Rønde aggiunge qualcosa che solo uno scandinavo potrebbe. Ripristina il paganesimo celtico del Galles magistralmente. Le colline nebbiose (che per millenni sono state simbolo di luogo soprannaturale e misterioso nella cultura anglosassone) diventano esattamente il tipo di scenario primordiale in cui Rønde trasforma Bridgend. Di conseguenza, il film assume toni decisamente druidici, ritualistici.

Il viaggio gravitazionale degli adolescenti verso il suicidio si tinge anche del paganesimo greco. I corpi inceneriti dei giovani galleggiano in un lago, circondato dal fuoco, che ben ricrea il fiume Stige. In effetti, l'uso di Rønde di questa scena boschiva è un colpo da maestro. Speriamo che torni a girare in Galles presto.

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(Tradotto dall'inglese)

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