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VENEZIA 2015 Concorso

Marguerite: una voce che lacera il cuore

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- VENEZIA 2015: Xavier Giannoli si immerge con successo negli anni ‘20 sulle orme di una cantante fuori dal comune incarnata da una sensazionale Catherine Frot

Marguerite: una voce che lacera il cuore
Catherine Frot in Marguerite

Dalla Palma d'Oro del cortometraggio vinta a Cannes nel 1998 e il suo primo lungometraggio Les corps impatients (2003), il cineasta francese Xavier Giannoli appartiene alla categoria ritretta degli autori coccolati dai grandi festival. All’incrocio tra una grande ambizione artistica e un gusto per il cinema popolare, il regista ha sempre offerto ai suoi interpreti dei ruoli d’oro (specialmente a François Cluzet in A l'origine [+leggi anche:
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e al duo Cécile de France - Gérard Depardieu in Quand j’étais chanteur [+leggi anche:
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, due film passati in concorso a Cannes nel 2009 e nel 2006). Confrontandosi per la prima volta con un film d’epoca con il suo sesto lungometraggio, Marguerite [+leggi anche:
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intervista: Xavier Giannoli
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, presentato oggi alla 72ma Mostra di Venezia, il cineasta mette insieme gli ingredienti migliori della sua sensibilità e della sua attrazione verso personaggi appassionati e ossessivi fino all’estremo, per tracciare il ritratto di una donna fuori dal comune in cui l’attrice Catherine Frot si cala con un talento drammatico-comico stupefacente. Pochissime attrici avrebbero avuto in effetti la capacità di rendere così credibile il destino aberrante dell’americana Florence Foster Jenkins, donna ricca ed eccentrica intimamente persuasa della bellezza della sua voce mentre in realtà massacrava le più grandi opere con la complicità di platee selezionate e ipocrite. Una passione folle all’insegna della menzogna abilmente trasposta da Xavier Giannoli (che ha co-firmato la sceneggiatura con Marcia Romano) nella Francia del 1920 per il ritratto toccante e divertente di una donna le cui falle fanno scricchiolare l’edificio di un ambiente sociale iper strutturato.

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"Ma che bisogno c’è di strillare in quel modo? Mi dà così fastidio". Il barone Georges Dumont (un ottimo André Marcon) potrà anche simulare guasti alla vettura per evitare di assistere alle performance canore caritatevoli e private di sua moglie Marguerite, ma la verità è lampante: lei canta talmente male ("non lasciate la porta aperta, è insopportabile") e con una tale convinzione che rivelarglielo sarebbe una forma di assassinio morale. E finché questa mania della lirica rimane confinata ai gala di beneficenza nel castello della coppia e permette a dei veri artisti di essere supportati, non ci sono grandi conseguenze. Ma il potenziale mecenatismo di Marguerite attira gli opportunisti e galvanizza i dadaisti ("una vera selvaggia in mezzo agli aristocratici"), cosa che le apre le porte dei cabaret avanguardisti parigini e la precipita nell’organizzazione di un vero recital classico in una grande sala, con un pubblico vero. Seguono corsi di canto a domicilio e una spirale di bluff, maschere sociali che vedono l’irresistibile innocenza angelica di Marguerite avvicinarsi sempre di più all’abisso: al momento della verità...

Diviso in cinque capitoli ("La grande Marguerite Dumont", "Un nuovo mondo", "Verso la gioia", "La voce del suo maestro", "La verità"), anche il film avanza su questo filo oscillando piacevolmente tra la comica ridicolaggine del personaggio e un’emozione drammatica sempre sottesa, incarnata alla perfezione da una Catherine Frot il cui entusiasmo infantile tradisce insondabili profondità solitarie. Avvolto dall’eleganza della messa in scena, della fotografia (Glynn Speeckaert) e dei costumi, Marguerite è un bellissimo scrigno per un’attrice eccezionale.

Prodotto dalla società parigina Fidélité Films con il Belgio e la Repubblica Ceca, Marguerite sarà lanciato il 16 settembre nelle sale francesi da Memento che guida le vendite internazionali.

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(Tradotto dal francese)

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