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VENEZIA 2016 Orizzonti

Riparare i viventi: trasmigrazione di un cuore

di 

- VENEZIA 2016: Katell Quillévéré realizza un adattamento appassionante del romanzo di Maylis de Kerangal, presentato a Venezia e in concorso a Toronto

Riparare i viventi: trasmigrazione di un cuore
Gabin Verdet e Tahar Rahim in Riparare i viventi

Come tutti sanno, la natura umana può riassumersi in due fenomeni: la vita e la morte. E uno dei motori fisici primordiali dell’esistenza è il cuore, i cui battiti scandiscono il tempo dei nostri giorni facendo allo stesso tempo da cassa di risonanza delle nostre emozioni. Se smette di battere, finisce tutto… Ma se continua a pulsare, l’onda della vita può sempre riformarsi, anche in un altro corpo. E’ questo il tema trattato da Maylis de Kerangal in Riparare i viventi [+leggi anche:
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, un romanzo di successo trasposto ora in un appassionante film da Katell Quillévéré.

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Presentato alla 73a Mostra di Venezia, nel programma Orizzonti, prima di partecipare alla sezione competitiva Platform del Festival di Toronto, il terzo lungometraggio della talentuosa regista di Un poison violent [+leggi anche:
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(Quinzaine des réalisateurs 2010) e di Suzanne [+leggi anche:
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(Semaine de la Critique cannense 2013) si rivela un’opera ben diretta, in equilibrio fluido tra un fortissimo potenziale drammatico ben controllato, una dimensione scientifica e chirurgica di grande precisione, e un orizzonte di interrogativi metafisici aperto alla libertà di ciascun spettatore. Un’opera che sulla carta si presentava come una sfida, visto che il racconto del trapianto di un cuore e di tutti i passaggi che implica poteva scadere facilmente nel melodramma e nel documentario medico. Tutti ostacoli che la cineasta supera con abilità e in perfetta sintonia con il proposito della storia, con le scene d’atmosfera (in particolare l’eccezionale apertura del film e le sequenze di surf che preludono a un incidente messo in scena in modo altrettanto brillante) e intimiste che si alternano felicemente con l’aspetto tecnico del circuito della donazione di un organo (in particolare le operazioni di prelievo e di trapianto dettagliate con un realismo impressionante).

Raccontando tutte le tappe del viaggio del cuore di Simon (la rivelazione Gabin Verdet), giovane vittima di un grave incidente stradale e in stato di morte cerebrale, verso il corpo di Claire (la luminosa Anne Dorval), una cinquantenne che sopravvive grazie a un defibrillatore, Riparare i viventi traccia il ritratto al contempo impressionista e profondo di diverse famiglie: quella del personale ospedaliero (tra gli interpreti, Tahar Rahim, Bouli Lanners, Monia Chokri, Dominique Blanc, Karim Leklou e Alice de Lencquesaing), quella di Simon (con Emmanuelle Seigner e Kool Shen nei panni difficili di genitori sotto choc per la morte del figlio e messi di fronte alla decisione delicata e urgente di consentire o meno la donazione degli organi) e quella di Claire (i suoi figli interpretati da Finnegan Oldfield e Théo Cholbi, e la sua ex amante da Alice Taglioni). Una miriade di personaggi che coesistono brillantemente grazie a una sceneggiatura sottile scritta dalla regista con Gilles Taurand che offre un turbinio di respiri intorno al nucleo della trama, questo cuore in attesa nel limbo, tra la vita e la morte, in una sorta di gara di fondo che dà vita a una catena di solidarietà umana oltre l’ultimo sonno.

Coproduzione franco-belga, Riparare i viventi è venduto nel mondo da Films Distribution.

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(Tradotto dal francese)

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