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VENEZIA 2016 Giornate degli Autori

The Road to Mandalay: vivere da clandestini a Bangkok

di 

- VENEZIA 2016: Una giovane donna e la sua odissea per ottenere il permesso di lavoro sono al centro del nuovo film dell’astro nascente del cinema asiatico Midi Z, coprodotto da Francia e Germania

The Road to Mandalay: vivere da clandestini a Bangkok
Kai Ko e Wu Ke-Xi in The Road to Mandalay

E’ una storia d’amore disperata, shakespeariana, ma questo lo si capisce solo alla fine. Perché The Road to Mandalay [+leggi anche:
trailer
intervista: Midi Z
scheda film
]
, diretto uno degli astri nascenti del cinema asiatico, il birmano Midi Z, e presentato alle Giornate degli Autori di Venezia, è innanzitutto una storia di migrazione e di speranza, di ostinazione davanti agli ostacoli e di attesa, quella per ottenere un permesso di lavoro che sembra non arrivare mai. Siamo nel Sudest asiatico, ma come in Europa, il percorso di un migrante si scontra con la dura legge dei trafficanti di esseri umani e con lo sfruttamento brutale di manodopera. 

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Mandalay è la vecchia città reale birmana, ed è da lì che i migranti passano quando rientrano nel loro paese dopo aver cercato fortuna in Thailandia. Un ritorno in patria che un giorno potrebbe fare Lianqing (la taiwanese Wu Ke-Xi), entrata illegalmente in Thailandia dopo aver attraversato il fiume Mekong, aver viaggiato nascosta in un furgone ed essere lasciata, a Bangkok, al suo destino. Durante il viaggio, è oggetto delle attenzioni di Guo (l’attore e cantante Kai Ko), che una volta a destinazione diventerà per lei come un angelo custode. Le procura un lavoro in fabbrica, le porta da mangiare ogni giorno, vuole sposarla, ma la priorità per Lianqing è un’altra: ottenere i documenti per trovare un lavoro in città e poi, magari, un passaporto thailandese per viaggiare.

Ma ottenere questi documenti, per la giovane donna, diventa un’odissea, tra approfittatori, pratiche fasulle ed esborsi di denaro, che non piegherà tuttavia la sua determinazione, mentre Guo la ostacola, non capisce perché Lianqing non si accontenti di quello che ha e comincia lentamente a perdere la ragione, anche per effetto delle amfetamine che assume per sostenere i faticosissimi turni di lavoro. Lui cerca sicurezza nell’amore, lei nella realizzazione personale. Fino a un epilogo mozzafiato quanto imprevedibile.

E’ negli abissi della precarietà, dello sradicamento, dell’assenza di diritti, con qualche bagliore di solidarietà tra connazionali, che ci trasporta il film di Midi Z. Un affresco asciutto e preciso della condizione dei tanti migranti birmani in Thailandia, in cerca di opportunità che molte volte si rivelano fallimentari, basato su tante storie vere (quella del fratello del regista, fra queste), che ci rivelano come il mondo, quando si parla di difficoltà di integrazione, sia straordinariamente piccolo.

The Road to Mandalay è una coproduzione tra Birmania, Taiwan, Francia (House on Fire) e Germania (Bombay Berlin Film Production), con il contributo del CNC e del Berlinale World Cinema Fund. A gestire le vendite internazionali è la francese Urban Distribution International.

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