email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

COTTBUS 2016

Incarnation: un thriller esistenzialista sotto forma di videogioco spettacolare

di 

- Nel suo primo film, attraverso un personaggio perduto in una storia che ricomincia sempre da capo, il serbo Filip Kovacevic pone l’eterna domanda del chi sono?/da dove vengo?/dove vado?

Incarnation: un thriller esistenzialista sotto forma di videogioco spettacolare

Il regista, sceneggiatore e produttore serbo Filip Kovacevic (matematico di formazione), che è stato tra gli ospiti del 26° Festival del cinema est-europeo di Cottbus, ha confidato a Cineuropa che il suo primo lungometraggio, Incarnation [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, selezionato nella sezione Spektrum, è innanzitutto la storia di un uomo perduto, un motivo dai toni esistenzialisti qui usato non solo come premessa ma anche come meccanismo narrativo durante tutto il thriller.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

In effetti, il personaggio principale (Stojan Djordjevic), di cui ignoriamo il nome perché lui stesso lo ha dimenticato – come può constatare al suo risveglio, all’inizio del film, su una panchina in mezzo a un’animata piazza del centro storico di Belgrado – vivrà nel corso del film una situazione che ricomincia sempre daccapo, o quasi. Senza alcuna idea di chi è e di cosa deve fare, né chi sono gli uomini mascherati che lo uccidono ogni volta, riportandolo al punto di partenza, sulla stessa panchina, prova tutte le strade possibili per sfuggire a questo ciclo e capire cosa gli succede.

La paranoia e il clima di persecuzione: il protagonista si trova esattamente nella stessa situazione di un personaggio di videogioco, e questo parallelo emerge sempre più chiaro con l’avanzare del film, sostenuto dal movimento della camera e dagli angoli scelti, la ripetizione palpitante di una musica da film d’azione, spaventosa e carica di suspense, suonata in un crescendo di ottoni, la topografia dell’azione (dalla piazza dove torna ogni volta ai numerosi corridoi e tunnel che il personaggio percorre, e agli interni strani dove si ritrova, passando per una distesa desertica da film fantastico), gli oggetti/indizi che il nostro eroe colleziona volta per volta, l’impassibilità dei volti, a partire dalle maschere bianche dei cattivi.

Di questo genere di finzione, di cui Kovacevic imita brillantemente la forma (sebbene il giovane regista consideri il videogioco più come un’influenza che come un riferimento diretto), riprende anche i limiti (ossia l’indeterminatezza), in un modo che invita a riflettere sulla nozione stessa del racconto. Il suo protagonista, che non perdiamo mai di vista, e le cui scelte determinano il modo in cui tutto si muove attorno a lui (o al contrario, in cui tutto diventa quasi statico, come in attesa, quando è fermo), è come un personaggio in cerca d’autore che non si rende conto che quello che sta cercando disperatamente è già dentro di sé.

Alla luce di questa possibile risposta, il suo anonimato assoluto cessa di essere un’assenza di informazione per rivestire un significato particolare, poiché avvicina il suo disorientamento a quello di ciascuno (per non dire di tutti) dinanzi all’esistenza e al destino, disperante come una finzione incompleta il cui senso emerge davvero solo alla fine, quando l’abbiamo definitivamente lasciata.

Il film è prodotto da VOID Pictures e coprodotto da Viktorija Film.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dal francese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy