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VENEZIA 2017 Orizzonti

The Cousin: ama il tuo vicino

di 

- VENEZIA 2017: Scritto e diretto dall’attore israeliano Tzahi Grad, il film affronta il conflitto senza fine che raggiunge letteralmente la propria soglia di casa

The Cousin: ama il tuo vicino
Tzahi Grad e Ala Dakka in The Cousin

Naftali (Tzahi Grad) è una celebrità locale che adocchia un ambizioso nuovo progetto. Quando decide di completare alcuni vecchi lavori a lungo rimandati nel suo studio, assume un lavoratore palestinese, che non si presenta ma manda Fahed al suo posto (Ala Dakka, da Beyond the Mountains and Hills [+leggi anche:
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). Nonostante il suo nuovo manovale non sembri sapere tutto riguardo quello che deve essere fatto, per un po’ tutto va per il verso giusto – fino a quando qualcuno non assale una ragazza del quartiere e la comunità israeliana del villaggio velocemente si rivolta contro lo straniero, obbligando Naftali a scegliere da che parte stare.

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“Siamo tutti razzisti. La domanda è se cedere oppure no” dichiara Tzahli Grad piuttosto cinicamente in The Cousin [+leggi anche:
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intervista: Tzahi Grad
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, film che ha scritto, sceneggiato e interpretato e che ha avuto la sua première nella sezione Orizzonti della Mostra del cinema di Venezia. Meglio conosciuto per il suo ruolo in Big Bad Wolves del 2013, ancora una volta volge la sua attenzione verso una storia sul farsi giustizia da soli. Questa volta però l’atmosfera è più luminosa, anche se spesso l’umore volge verso la fitta oscurità.

Per tutte le critiche sociali qui implicate, Grad sembra godere di una sana derisione. Specialmente a spese dello stesso Naftali, un idealista di sinistra che, dopo aver sottolineato la necessità di comprendere entrambi i lati del conflitto, improvvisamente finisce col seguire ciò che aveva predicato. Prevedibilmente, tutto quello che dice non si traduce necessariamente in vere azioni – anche se convinto dell’innocenza di Fahed, Naftali inizia velocemente a mettere in dubbio la sua stessa presa di posizione, soprattutto quando diventa dolorosamente ovvio che quando si trovano di fronte ai due annoiati aspiranti poliziotti che li avrebbero volentieri messi alla gogna in tempo per la cena, sarebbe stato molto più facile semplicemente chiudere un occhio.

L’idea di riflettere un conflitto di larga scala in un piccolo ambiente è tanto pratico quanto efficace (Grad ha girato la maggior parte dei suoi film nella sua stessa casa) e come dimostrano le recenti nomine per l’Ophir Award(dato dall’Israeli Academy of Film and Television), c’è chiaramente un grande bisogno di questo genere di cinema conflittuale e provocatore. Non si può fare a meno di desiderare che Grad avesse predicato il suo messaggio con un tocco più delicato: nonostante le vecchie urla e i profondi e radicati pregiudizi, tutto si inasprisce un po' troppo opportunamente – e velocemente – per convincerci a pieno, emanando una strana sensazione di serie TV di prima serata.

Comunque, per essere un film dedicato a un singolo conflitto specifico, The Cousin si presenta sorprendentemente universale. Il che è anche altrettanto sconvolgente.

The Cousin è stato prodotto da Israel’s Mh1 and US outfit Bleiberg Entertainmentche gestisce anche le sue vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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