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TORONTO 2017 Special Presentations

Prendre le large: "Ho preso la mia decisione"

di 

- TORONTO 2017: Immersione nel cuore della delocalizzazione per Gaël Morel sulle orme di un’operaia interpretata magnificamente da Sandrine Bonnaire

Prendre le large: "Ho preso la mia decisione"
Sandrine Bonnaire in Prendre le large

"Non sono sicura che ci guadagni qualcosa ad andare laggiù". E’ una responsabile delle risorse umane piuttosto perplessa ad accogliere l’interessamento di Edith per una proposta di trasferimento in Marocco, al posto di mettere mano alla sua vantaggiosa indennità di licenziamento. "Mi piacerebbe molto!", insiste pertanto l’operaia francese di 45 anni il cui laboratorio tessile si appresta a chiudere i battenti, visto che il gruppo per cui lavora continua a perseguire una logica di delocalizzazione. E’ il punto di partenza di Prendre le large [+leggi anche:
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di Gaël Morel che oggi ha la sua prima mondiale nella sezione Special Presentations del 42° Festival di Toronto. Rovesciando il tradizionale paradigma dell’immigrazione economica, il regista francese (conosciuto per A toute vitesse e Après lui [+leggi anche:
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, passati per la Quinzaine des réalisateurs cannense 1996 e 2007) realizza al contempo un film sociale edificante, un’opera delicata sulle differenze culturali e l’umanità comune, e un emozionante ritratto di donna al quale Sandrine Bonnaire dona tutto il suo talento e l’espressività del suo volto.

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Rimasta vedova e residente in una casa isolata della campagna francese, Edith non ha niente che la trattenga in Francia. La comunicazione è particolarmente complicata con suo figlio unico (Ilian Bergala) partito per Parigi, e lei prova disincanto per le battaglie sociali ("non credo più ai tuoi bei discorsi, l’unione fa la forza, le tue sciocchezze da sindacalista"). Senza lavoro la sua esistenza sarebbe ancora più povera, così accarezza il sogno di una vita nuova, rifiutando di farsi influenzare dall’inquietudine di Nadia (Lubna Azabal), la sua unica vera amica in fabbrica, di origine marocchina: "Non è sicuramente meglio di qui. E l'Islam? Tu sei una donna. E il lavoro è molto duro". Ecco quindi Edith attraversare lo Stretto di Gibilterra e stabilirsi a Tangeri in una piccola pensione suggerita da Nadia e gestita da Mina e Ali, una donna divorziata e suo figlio (Mouna Fettou e Kamal El Amri). In una città disseminata di cantieri, anche un po’ pericolosa per quella che viene presto soprannominata "La Francese", Edith scoprirà la realtà estenuante del lavoro e i costumi locali, e passerà da disavventure sgradevoli a delusioni brutali, sforzandsi pertanto di salvare la faccia mentre la situazione diventa sempre più cupa, a dispetto dell’amicizia che le dimostrano Mina e Ali...

Ancorato costantemente al suo personaggio principale ed esplorando sul suo volto ogni minima inflessione di emozioni, Prendre le large è un film toccante che procede con sincerità e senza complicazioni narrative (su una sceneggiatura scritta dal regista con lo scrittore Rachid O.), il che non gli impedisce di tracciare, distillando le informazioni, un quadro credibile della condizione operaia e della vita quotidiana in Marocco (per esempio, la riforma del codice della famiglia che facilita il divorzio, o gli autobus noleggiati gratuitamente dalle organizzazioni islamiste...). Ma questo passaggio dall'altra parte dello specchio dell’immigrazione economica è soprattutto l’occasione per ammirare in azione una grande attrice.

Prodotto da TS Productions, Prendre le large sarà distribuito in Francia l’8 novembre da Les Films du Losange. Le vendite sono gestite da Doc & Film International.

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(Tradotto dal francese)

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