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TORONTO 2017 Contemporary World Cinema

Disappearance: quello che resta

di 

- TORONTO 2017: Il regista olandese Boudewijn Koole offre un dramma cupo, a combustione lenta sugli effetti della perdita che suscita grandi emozioni

Disappearance: quello che resta

Cinque anni fa, il regista olandese Boudewijn Koole raggiunse la fama internazionale con il suo film d’esordio, Kauwboy [+leggi anche:
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, vincitore di oltre 30 premi e distribuito in più di 20 paesi. L’anno scorso, con Beyond Sleep, ha vinto un Vitello d’Oro per il miglior regista al Netherlands Film Festival. Il suo terzo film, Disappearance [+leggi anche:
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intervista: Boudewijn Koole
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, ha avuto la sua prima internazionale nella sezione Contemporary World Cinema del 42° Festival internazionale del film di Toronto.

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Ogni anno, la fotografa 33enne Roos (Rifka Lodeizen) fa visita a sua madre, Louise (Elsie de Brauw), e al suo fratellastro teenager, Bengt (Marcus Hanssen), in Norvegia. Durante questa visita particolare, c'è una maggiore tensione tra di loro. Il suo rapporto con la madre è sempre stato estremamente difficile e problematico, e ora è anche peggio, mentre Bengt non riesce a perdonarla per la sua costante assenza. Roos è più turbata che mai, e dopo l’incontro con un suo ex amante, Johnny (Jakob Oftebro), lei gli rivela di essere malata terminale. Ora Roos deve affrontare la questione e decidere come condividerla con la sua famiglia.

Disappearance è un'esperienza a combustione lenta che necessita dello spazio e del tempo giusti per creare un rapporto intimo con lo spettatore – e, per fortuna, ci riesce. Koole ha creato un film delicato, e mantenendo i suoi elementi drammatici piuttosto contenuti, permette al dramma reale di emergere e prendere piede. Lo script scritto da Jolein Laarman – che ha collaborato con Koole anche nella scrittura di Kauwboy – cerca di esplorare la linea estremamente sottile tra presenza e perdita, arrivo e scomparsa, vita e morte. Ancora più importante, le domande che suscita questo procedimento sono impossibili da rispondere. Quel che è ancora più difficile è trovare il momento giusto per esprimersi e parlare di qualcosa di così delicato, specialmente con quelli più vicini a voi – quelli che in seguito dovranno far fronte alla perdita.

L’intenso rapporto madre-figlia, costruito con grande cura, è piuttosto sottile e scala la tensione emotiva. Grazie alle coinvolgenti performance sia di Lodeizen che di de Brauw, il film non raggiunge mai note melodrammatiche, e si mostra sempre realistico e ricco di sostanza. Potrebbe esserci un leggero richiamo a Sinfonia d’autunno di Ingmar Bergman per la premessa del rapporto, ma sembra essere più un omaggio onesto. Il paesaggio nordico visivamente impressionante, catturato dal direttore della fotografia Melle van Essen, accresce l'impatto del racconto. Il contrasto tra i gelidi spazi aperti e il carattere fragile e sensibile del film offre un ulteriore livello di intimità che deve essere visto e sentito, ed è difficile da descrivere. C'è una precisione quasi fredda nell'esecuzione di Koole, ma il risultato è estremamente caldo e affascinante. Nonostante il tema desolante, Disappearance lascia dietro di sé un barlume involontario di speranza per il futuro.

Disappearance è una coproduzione olandese-norvegese di Ineke Kanters, Jan van der Zanden (The Film Kitchen) e Joachim Lyng (Sweet Film), ed è supportato dal Netherlands Film Fund, il Netherlands Film Production Incentive, CoBO, AVROTROS, l’Abraham Tuschinski Fonds, Eurimages, il Norwegian Film Institute e FilmCamp. Le vendite mondiali sono gestite dalla berlinese Pluto Film.

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(Tradotto dall'inglese)

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