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FILM Svizzera / Belgio / Lussemburgo / Francia

Fauves, la libertà a qualsiasi costo

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- Il primo lungometraggio di Robin Erard, presentato in anteprima all’Hof International Film festival, sorprende grazie ad atmosfere surreali intrise di mistero

Fauves, la libertà a qualsiasi costo

Con il suo cortometraggio Elder Jackson il giovane regista svizzero Robin Erard ci aveva già trasportato in luoghi misteriosi popolati da personaggi ambivalenti, ma con Fauves [+leggi anche:
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raggiunge il climax del surrealismo "made in Switzerland".

Arricchito di un cast sorprendente: Jonathan Zaccaï (Miséricorde [+leggi anche:
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, Elève libre [+leggi anche:
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) e la giovane speranza francese Zacharie Chasseriaud (Un’estate da giganti [+leggi anche:
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), Robin Erard prende il pubblico in contropiede grazie ad un racconto crudele e misterioso dove violenza, fantasmi (nel senso lato del termine) e ingenuità dominano sovrani. Fauves ci mostra che la libertà può assumere diversi volti e che il prezzo da pagare per ottenerla è spesso salato.

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Oskar, adolescente ribelle rimasto orfano quand’era ancora un bambino, vive con Elvis e Fanny Eggard, i suoi tutori legali. Oskar vuole fuggire, lontano da tutto e tutti, in Zimbabwe, dove ha passato con i genitori i primi anni della sua vita. I soldi necessari per realizzare il suo sogno sono molti e raccimolarli non è certo cosa facile. Oltre a ciò Elvis lo obbliga a lavorare duro per ottenere il suo diploma, poco importa se la motivazione non fa che diminuire. I rapporti di forza, che marcano a fuoco la relazione tra i due personaggi lasciano progressivamente il posto ad una violenza cieca dalle conseguenze difficilmente calcolabili. Il mondo di Oskar verrà stravolto e la sua sete di libertà si trasformerà in fuga necessaria, per sopravvivere. Cosa ne sarà di Elvis, rimasto ormai solo? la follia lo trascinerà verso l’abisso obbligandolo a mostrare il suo vero volto?

Sebbene Fauves sia un film destabilizzante dal punto di vista dell’evoluzione narrativa e della psicologia dei personaggi, a primo acchito non è facile lasciarsi avvolgere dalla sua atmosfera, allo stesso tempo affascinanti e irreale. E giustamente questa dose forse eccessiva di "irrazionalismo" che mantiene in un primo momento lo spettatore a distanza. Cosa spinge Oskar a commettere l’irreparabile? Perché introdurre, in modo così repentino ed inaspettato, quest’elemento (l’omicidio) nella narrazione? Queste e altre domande ci frullano nella testa impedendoci forse di godere appieno di immagini esteticamente potenti che ricordano a tratti l’eleganza formale dei primi film di Dario Argento. E molto probabilmente verso i gialli italiani, con i loro codici estetici rigorosi e le loro atmosfere glaciali che bisogna rivolgersi per apprezzare pienamente Fauves. Come nel caso di film ormai diventati pietre miliari del genere quali Suspiria e Profondo rosso ma anche capolavori più sconosciuti quali La casa dalle finestre che ridono e Nero veneziano, la narrazione è a tratti incomprensibile e per certi versi (volutamente) singhiozzante. Poco importa se le reazioni dei personaggi sono eccessive, quasi barocche, quello che conta è l’intensità delle scene, la bellezza formale delle inquadrature e l’ammaliante perversione dei personaggi. Tutto ciò lo ritroviamo nel film di Erard, forse ancora allo stadio embrionale, ma sicuramente già presente.

Fauves è prodotto da Box Productions, Les Films Fauves, Novak Production e RTS. Box Productions si occupa anche della vendita all’internazionale.

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