email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

SOLETTA 2018

Tranquillo, il quotidiano di una generazione alla ricerca d’identità

di 

- Il primo lungometraggio del giovane regista zurighese Jonathan Jäggi, presentato alle Giornate di Soletta, è un ritratto realista di una generazione che si cerca

Tranquillo, il quotidiano di una generazione alla ricerca d’identità
Tobias Bienz e Sandra Zellweger in Tranquillo

Il regista autodidatta Jonathan Jäggi stuzzica l’immaginario del pubblico delle Giornate di Soletta con Tranquillo [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, ritratto realista di una generazione che si cerca.

Peter, 25 anni (Tobias Bienz), vive una vita che potremmo definire monotona, ritmata da un lavoro stabile e da sporadici party che organizza con i suoi amici. La sua personalità ambigua ma affascinante gli permette di essere considerato come un "leader", rispettato dalla sua cerchia di amici e dalla sua ragazza con la quale vive in un appartamento anonimo ma stiloso alla periferia della città.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Tutto cambia quando Peter scopre di soffrire di acufene, una malattia psicologicamente debilitante che lo spinge ad isolarsi sempre più. Deciso a cambiare vita, lascia la sua ragazza e si avvicina ad un gruppo di pseudo "altermondialisti" che gli fanno assaporare un nuovo modo d’esistere. Cambiare è possibile? Cosa fare quando il quotidiano sembra diventare improvvisamente ostile? Peter dovrà affrontare la sua parte oscura, il rovescio della medaglia di una società che non accetta le debolezze. 

Il giovane regista Jonathan Jäggi parla della sua generazione, osserva e mette in scena un quotidiano che sembra conoscere molto bene. Tra giornate svogliate e notti alla ricerca d’evasione i protagonisti di Tranquillo fluttuano sulla città, anti eroi immersi in un quotidiano effimero che ai loro occhi non rispecchia spesso che la banalità. Ognuno affronta il presente come può: adattandosi senza troppa convinzione ad una presunta "normalità" (gli amici di Peter, divisi tra lavoro fisso e party) oppure rifiutando le regole del gioco (la nuova “comunità” alla quale Peter vuole ormai appartenere).

Quello che fa a volte sorridere è l’ingenuità dei personaggi, convinti di essere "diversi", “alternativi” quando in fondo non sono che ragazzi alla ricerca di un’identità forte, di un posto tutto loro. La loro rabbia è rivolta verso una società alla quale si identificano senza convinzione e le loro azioni sono in un certo senso il segno evidente di questo disagio.

Malgrado Jäggi sembri voler parlare di un malessere universale, Tranquillo è un film decisamente svizzero sia nella scelta delle location: la periferia della città, architettonicamente brutale ma anche estremamente affascinante, pulita per non dire asettica che si scontra con il centro città, che nelle tematiche: il paradosso rappresentato da un benessere al contempo rassicurante e soffocante.

Grazie ad una regia diretta e spontanea e ad un casting decisamente riuscito Tranquillo raggiunge l’obiettivo: mostrare un malessere nascosto, evitato, rinnegato ma che può comunque distruggere se non è affrontato.

Il film di Jäggi non è perfetto ma è giustamente questa la sua forza. La sfacciataggine del suo approccio, rivendicato come indipendente lo rende misterioso e intrigante. Un regista da seguire. 

Tranquillo è prodotto da Letterbox Collective Filmproduktion.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy